Il fatto che Alfano e co., mandatari al governo della Curia Vaticana, gioiscano del “liberi tutti” della ministra Maria Elena Boschi sulla possibilità di votare secondo coscienza la legge sulle unioni civili, la racconta lunga sulla convinta consapevolezza da parte della maggioranza dei cattolici al governo, che così non se ne faràancora nulla.
Il pretesto è che la riforma non fa parte del patto di governo e pertanto ha ragione Angelino Alfano, non è una priorità.
Del resto non lo è mai stata, visto che sono anni che pur calendarizzata, non si viene a capo di una situazione che ci sta esponendo in tutta Europa al pubblico ludibrio per il deficit dei diritti civili cui questa classe politica ha condannato l’Italia.
Bisogna invece chiedersi se davvero dare diritti a tutti non sia una priorità per un paese che vuole dirsi civile.
Le riforme economiche, la lotta alla disoccupazione, quella alla corruzione e cosi via, sono finalità importantissime nei piani del Governo, è ovvio.
Ma negare diritti che la società civile percepisce come necessari in un mondo evoluto, è al tempo stesso ingiusto e poco lungimirante.
Infatti, le scelte di continuo rimandate su di una legge indispensabile, su questo sono a parole tutti d’accordo, condannano le future generazioni a vivere un’assenza di diritti fondamentali intollerabile.
Lo scontro è sulle unioni dei gay e sulle adozioni.
Ma in realtà sono pretesti per affermare l’unica forma di famiglia ammessa dal pensiero unico cattolico, intollerante come sempre alle istanze della modernità.
Civile sarebbe un Paese capace di garantire diritti a tutti, indipendentemente se questi siano o meno graditi alla Curia vaticana ed alla sua visione del futuro che storicamente non ha mai tenuta in grande considerazione i diritti altrui.