Riforma Senato: telenovela con pastrocchio, fatta sopra la testa degli italiani

Riforma Senato: telenovela con pastrocchio, fatta sopra la testa degli italiani
Senato addio. Gli italiani non sono stati interpellati

Pare di capire che l’ultima puntata della telenovela intitolata “grandi riforme istituzionali ” messa in scena dalla premiata ditta Matteo Renzi & co, abbia ad oggetto l’ennesima trovata sulla composizione del Nuovo Senato, vero punto nevralgico della Odissea che va in onda da troppo tempo sui nostri teleschermi.
I nostri delegittimati gruppi parlamentari, chiamarli partiti mi sembra azzardato, pare abbiano trovato un accordo sulla eleggibilità dei futuri senatori che sarebbero inseriti tra le liste dei futuri consiglieri regionali.
Non nominati dunque ma eletti, seppure nell’ambito di consultazioni di natura amministrativa.
Insomma futuri Senatori scelti tra candidati che si presentano a fianco di coloro che si prefiggono di governare enti locali e che saranno destinati, secondo la cervellotica architettura prospettata, a svolgere un compito di pura rappresentanza privo di qualsiasi potere.
Immaginarsi quindi senatori scaturiti da una consultazione elettorale, ed allora espressione della volontà popolare, senza alcun potere decisionale.
Difficile concepire un pastrocchio peggiore.
Superare il bicameralismo perfetto, cosa assolutamente necessaria, non comporta snaturare l’istituzione del Senato come sta accadendo.
La difficoltà di produzione normativa ed il conseguente “impasse” che ne consegue è dovuta alla obbligatorietà del “doppio passaggio” parlamentare ed a tutto ciò che ne consegue, basti pensare ai veti opposti dai gruppi di pressione nel mentre una legge transita da una Camera all’altra.
Non dipende certo dalla pura esistenza del Senato che potrebbe avere semplicemente competenze diverse e non concorrenti con quelle della Camera.
Ne consegue che la vera esigenza di riforma non è quella della eleggibilità o meno dei senatori ma delle funzioni che dovrebbe svolgere quest’ultimo.
E quanto meno sarebbe necessario che su di una così importante rivoluzione istituzionale potesse dire la sua anche il corpo elettorale.
Almeno per evitare di continuare ad essere i telespettatori che siamo, davanti ai teleschermi di cui sopra, dove va in onda la telenovela di cui si diceva.

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