Vaccino, la polemica è intensa. In questo editoriale, la testimonianza di chi ha visto e toccato con mano cosa fosse la vita prima e dopo l’avvento dei vaccini. Come il mondo sia meglio oggi, grazie al vaccino e ai vaccini. E come sia pretestuosa e stupida la polemica no vax.
Ho fatto le scuole elementari a Napoli nei primi anni 60. Era frequente, entrando in classe, incontrare ragazzi più grandi che ne uscivano. Zoppicando.
Erano gli anni del baby boom e a causa della carenza di edifici scolastici, nello stesso complesso erano riuniti studenti di ogni ordine e grado, con doppi e qualche volta anche tripli turni, che utilizzavano le stesse aule.
I ragazzi che camminavano zoppicando erano stati vittima della poliomielite, che mordeva ferocemente la generazione precedente alla mia.
La vaccinazione di massa iniziò tra i nati negli anni 60, quelli nati prima non ne avevano usufruito.
Anti-polio, anti-tetanica, tifo etc, erano obbligatorie.
Alcune le facevi appena nato, altre quando andavi a scuola. Altrimenti, a scuola non ci andavi.
Fine del discorso. E delle polemiche.
Vaccino, una volta l’obblico era penale
Anche perché l’obbligo vaccinale era sanzionato penalmente (art.3 legge 51/1966) ed il reato fu abrogato solo nel 1981.
Ma non la norma, tanto che la Corte Costituzionale, con sentenza 307/90, affermò anche l’obbligo di equo indennizzo a favore dei soggetti vaccinati ma contagiati, qualora il contagio sia riconducibile causalmente alla omessa vaccinazione obbligatoria.
Questa era ed è la disciplina in tema di vaccini.
Che io ritengo giusta in un ottica di tutela della salute pubblica.
Resta il fatto che quelle malattie invalidanti sono state debellate. I ragazzi non zoppicano più.
Non sono costretti ad andare in ospedale dopo essersi punti con un chiodo arrugginito, e restarci per mesi, perché il tetano li ha debilitati.
Non perdono i capelli per il tifo.
Ed è per questo che quando leggo di tanti fighetti che oggi straparlano sui rischi del vaccino, perché il cugino ha letto su internet che vaccinarsi rende autistici, mi girano le balle.