Beppe Grillo si è fermato a Assemini. Amministrative: Sicilia flop, delusione

di Antonio Del Giudice
Pubblicato il 11 Giugno 2013 - 08:06 OLTRE 6 MESI FA
Beppe Grillo

Beppe Grillo ha fatto flop

Beppe Grillo nuota e la Sicilia si allontana. Meglio la Sardegna dove resiste eroicamente Assemini (Cagliari).

Il Movimento 5 Stelle si affloscia e il comico genovese continua a parlare di cammino “lento ma inesorabile” nelle istituzioni. La Sicilia sembrava a Beppe Grillo la casamatta sicura, la roccaforte da dove muovere le truppe alla conquista del Continente corrotto. La scatola di tonno avrebbe avuto il sapore di Capo Passero, acqua di coltura della nuova rivoluzione civile. Invece, flop che peggio non si poteva.

Si obietta, senza qualche ragione, che le elezioni amministrative non sono la stessa cosa delle politiche generali. I candidati locali contano più dei Guru, il porta a porta fra amici e conoscenti si fa sentire, le “clientele” si fanno più agguerrite. Tutto vero, ma questo era vero anche prima e Grillo lo sapeva, mentre annunciava sfracelli per il Pdl e per il Pdmenoelle. Ma perdere 25-30 punti è altra cosa. Scendere dal 35 al 4 per cento non è spiegabile, specie se tiene conto del fatto che, in Sicilia, il M5S partiva dalla forte affermazione alla Regione, dove i grillini governano con Crocetta.

Dov’è, allora, la spiegazione se la conquista del mondo si ferma a Assemini e a Pomezia? Forse nella dimostrazione lampante che Beppe Grillo, oltre che promettere lo sfascio del vecchio regime dei partiti, non riesce ad essere convincente. Oltre che minacciare il nulla, non dà speranza al paese, ai giovani e neppure ai vecchi.

Grillo, uomo solo al comando di una truppa già stanca, fa il paio con Silvio Berlusconi che però ha retto venti anni il gioco. Il Pdl senza il Cavaliere non esiste (e si è visto anche in queste amministrative), come non esiste la Lega senza Umberto Bossi. Il paradigma vale anche per Beppe Grillo, che si è fermato appena la lunga marcia è partita, altro che Mao Tze Dong.

Al vecchio Pci non bastavano Bologna e l’Emilia-Romagna per la sua “rivoluzione” nazionale. Se Assemini e Pomezia sono le bandiere da sventolare, allora i grillini stanno proprio freschi.