Casini senza Monti e il “porcellum” di Berlusconi: chi colpisce, perisce

di Antonio Del Giudice
Pubblicato il 23 Dicembre 2012 - 08:56 OLTRE 6 MESI FA

Dici Porcellum, dici Calderoli. Questa la vulgata, ma il ministro della Lega non fece altro che mettere in bella copia e firmare un accordo fra Casini e Berlusconi. Quell’accordo -sia detto ad onor del vero- fu accolto come una segno del cielo dei leader di tutti i partiti, che così potevano scegliere a loro piacimento deputati e senatori, senza dover tante spiegazioni agli elettori. Al grido “la preferenza è sporca”, i chiamati sostituirono gli eletti; e ci stava anche che il grido fosse vero, visti i profili dei mister-preferenza della Prima Repubblica.

Poi, quando Casini ruppe con Berlusconi, il Porcellum “purificatore” che lottizzò le Camere sul personale Cencelli dei capi-partito divenne il più nefasto tradimento della democrazia. La preferenza ridiventò salvifica nei dibattiti, ma la legge resistette anche a Napolitano ed è ancora lì decisiva per la prossima tornata elettorale di febbraio. Il sospetto però che la preferenza fosse un falso obiettivo nasce dall’altro comma della legge Calderoli: le soglie di sbarramento per i partiti, 4 per cento alla Camera, 6 per cento al Senato, soglia che Casini nel 2008 superò alla Camera, ma non al Senato.

Casini, non essendo riuscito a far cambiare il Porcellum che lui volle (perchè né Berlusconi né Bersani erano interessati),e sostanzialmente a reintrodurre il proporzionale, ha cercato di allargare la Udc, inventandosi un centro al mese, fino alla “Terza Repubblica” con Montezemolo, Fini e compagnia cantante.

La “Unione fa la soglia” è stato il suo slogan negli ultimi tre anni, slogan che ammiccava però a Bersani e ad Alfano (non a Berlusconi) per tenersi le mani libere. La cosa andava de plano, aveva il vento in poppa, anzi aveva trovato anche Agenda e Leader nel nome di Mario Monti. Napoleone Bonaparte, a Casini, gli faceva un baffo, anzi poteva restare pure il Porcellum, altro che soglia: si profilava una vendemmia di voti a due cifre sostanziose. Un capolavoro per seppellire definitivamente Berlusconi e per mettere la mordacchia a Bersani, altro che Palazzo Chigi.

Ma, come si sa, alle pentole del diavolo mancano i coperchi; alla perfetta strategia di Casini manca Monti, che è come fare la frittata senza uova, altro che cucina molecolare. Monti si sfila per non rischiare di perdere la chance del Quirinale, ma anche perché La “Terza Repubblica” non è poi questo luogo di novità sconvolgenti rispetto alla Prima e alla Seconda.

L’altra M che si affaccia all’orizzonte, Emma Marcegaglia, non è proprio la stessa cosa del premier tecnico e dimissionario. E poi -nessun dorma- il Porcellum è ancora lì. La coda avvelenata del patto dei bei tempi con Berlusconi può essere la pietra tombale per le strategie “neo-centriste” e anche la soglia ridiventa un problema, questa volta anche alla Camera. Dicono che Casini la notte sogna Bertinotti. Dicono.