ROMA – Coronavirus. La voce di Borrelli, capo della protezione civile, non è né calda né autorevole.
Talvolta non afferro del tutto le sue parole, forse perché sono abbastanza non-udente, però mi annoto i numeri che da qualche giorno migliorano il mio umore.
La voce del Papa entra in casa mia tutti i giorni e porta un filo di speranza e di fiducia.
Guardo i suoi occhi che invocano la clemenza del Padreterno e ringrazia gli uomini di scienza.
La chiesa vuota vuol essere un messaggio a Lui, al Dio della misericordia.
Anche il rito si adegua alla legge che ci distanzia per non vanificarne lo scopo.
Tutto questo assume un significato grandioso e tremendo quando a essere deserta è la Basilica di San Pietro.
E deserta sarà anche la domenica di Pasqua.
Ascolto la voce di Salvini con l’orecchio destro, quello più malmesso.
Non per pregiudizio, ma per noia, so già quello che dirà.
Ultimamente sembra non più molto interessato ai pieni poteri nel palazzo del governo.
Le sue uscite riempiono le trasmissioni più o meno leggere.
L’uomo sembra più interessato a una tiara da antipapa, come il Clemente III contro Gregorio VII, quasi mille anni dopo.
Ma non capisco se il leader leghista ce l’ha col Papa o con Conte.
La mia voce non conta nulla, ovviamente. Ma se potesse azzardare un parere direbbe che Salvini ce l’ha con tutti e due, col pretesto delle chiese aperte e vuote per decreto.
Poi penso che è molto da cristiani voler partecipare alla messa della Santa Pasqua. Non sono credente, ma mi pare evidente ed ovvio il desiderio.
Credo che lo pensino anche il Papa e Conte. Tutti d’accordo con Salvini.
Infine mi pongo una domanda di praticità.
In chiesa si deve stare distanziati. Un ambiente da cinquecento posti potrà ospitare meno di cento persone. Chi deciderà i fedeli da invitare?
Ci sarà un sorteggio?
Oppure quest’anno, per Pasqua, invece dell’uovo di cioccolato mettiamo in ballo una messa cantata?