Di Battista, il ritorno. Coronavirus e prodigi. La fase 3 ci restituisce un po’ di libertà dalla pandemia e continua a far miracoli. Non hanno a che vedere con il Covid-19, certamente hanno a che fare con i suoi dintorni.
I sondaggi, per quel che valgono, ci ammanniscono ogni giorno un Conte vincente, a capo del M5Stelle o con un suo partito personale. Addirittura il nostro avvocato del popolo piazzerebbe i grillini al primo posto, scavalcando Salvini.
Un Pietro Nenni redivivo inviterebbe alla cautela del “piazze piene urne vuote”. Un po’ di buon senso spingerebbe ai sondaggi di piombo come i piedi. Un po’ di prudenza ci ricorda che la partita più grossa, quella con l’Europa, è tutta da giocare.
Intanto cresce il numero dei miracolati dal Coronavirus. Lo stesso Conte e Berlusconi, uniti dall’europeismo, e la Meloni per ragioni uguali e contrarie. Ma da qualche giorno, è uscito dall’isolamento anche il Di Battista Che Guevara.
Un leader ad intermittenza che, a fasi lunari, si ritira o scende in campo. Non ha incarichi di partito, non è parlamentare, sta pure elegantemente sulle scatole a Grillo. Non più gemello siamese di Di Maio, sembra la versione pettinata del generale Pappalardo.
Ai bei tempi, quando Casaleggio filava, i due gemelli a cinque stelle, facevano raid a Bruxelles per indicare i palazzi da abbattere. Adesso, uno ministro degli Esteri e l’altro ministro di se stesso, si oppongono al Mes a petto in fuori.
Ai bei tempi, quando Casaleggio filava, i due gemelli a cinque stelle, facevano raid a Bruxelles per indicare i palazzi da abbattere. Adesso, uno ministro degli Esteri e l’altro ministro di se stesso, si oppongono al Mes a petto in fuori.
Un tempo i Dioscuri filavano d’amore e disaccordo. Giggino impagabile gaffeur. Il Dibba più poliedrico, giramondo, scrittore, inchiestista, attore di bell’aspetto. Il petto infuori ereditato da babbo, fascista impenitente, penna da assalto al Capo dello Stato.
L’uno ministeriale, l’altro libero pensatore: la creme della nuova politica nata dal Vaffa. Vinta la povertà con il reddito di nullafacenza, i due non parlano più di abbattere i palazzi dei poteri, né italiani né europei. Insomma hanno esaurito la loro fase salviviana. Il discorso del Papete è stata la loro spiaggia di Damasco.
Il ritorno del Dibba è un campanello d’allarme per tutti. A cominciare da Conte, Di Maio, Zingaretti, Renzi e lo stesso Salvini a ben pensarci. La stessa Unione Europea mostra tremori di cattivi presagi.
Un antipasto, un paio di mesi fa. In un accorsato talk show all’ora di cena, si parlava del ritorno di Battista come della mossa del cavallo. Un noto giornalista tedesco aveva ascoltato con curiosità poi aveva posto la domanda: ma chi è Di Battista?