Expo, corruzione e tangenti. Che differenza c’è fra il lobbista e il politico?

Expo, corruzione e tangenti. Che differenza c'è fra il lobbista e il politico?
Expo, corruzione e tangenti. Che differenza c’è fra il lobbista e il politico?

ROMA – Nei paesi ad economia capitalistica, cioè in quelli che governano l’economia del mondo, esiste una professione che si chiama lobbismo. Sarebbe come uno studio legale che lavora per spingere ed aiutare gli interessi di aziende e di settori produttivi. E’ un mestiere che ha le sue regole da rispettare, le sue tasse da pagare e le sue sanzioni da subire in caso di comportamento fallace.

In Italia questa professione non c’è, e comunque non è riconosciuta. Si spiegano così, almeno in parte, i fenomeni che ormai vanno catalogati nel genere tangentopoli, anche quando sono di dimensioni poco rilevanti.

Il problema è ormai antico, ma la soluzione non si vede all’orizzonte. Anzi cadiamo nello stesso dramma nazionale, a scadenza fissa. Adesso è toccato all’Expo di Milano, del passato sappiamo, in futuro recapiterà chissà dove, ma capiterà. Non è il caso di difendere ladri patentati che ogni tanto ricicciano, e infatti non è mia intenzione difenderli. Ma è il caso di auspicare regole nelle quali ingabbiare i malintenzionati tutte le volte che si presenti la necessità. Solo così la politica bene intenzionata potrà non essere confusa con i ladri.

Oggi, in mancanza di regole, la politica si fa lobby. Nel senso che chi ha voglia di dedicarsi al lobbismo professionale deve per forza travestirsi da politico.

E’ la strada più breve e meno accidentata, la meno rischiosa anche, potendo agire in assenza di normative, dunque estensibile come la gomma da masticare. Ci sono schiere di giovanotti e di vegliardi che si danno alla politica per difendere interessi, leciti e meno leciti, di piccoli gruppi o di potenti affaristi. E talvolta è assai difficile distinguere fra un deputato o un sindaco del popolo e un deputato o un sindaco “privato”.

Sono decenni che se ne parla e ad ogni zampata della magistratura si torna sull’argomento. Ne parlano i giornali, a dire il vero, mentre il Palazzo tace. Non sarà che di regolare la materia alla politica non Interessa per nulla?

E’ una ipotesi forse non campata in aria. Forse alla politica la confusione conviene, perché tutti parlano di norme mentre si danno da fare perché arrivino il tempo del mai.

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