Grillo, si sgretola il muro della politica a zero euro

ROMA –  Quelli di Grillo… Loro mancavano nella canzone di Enzo Jannacci “Quelli che…” perché all’epoca il comico era in piena attività cabarettistica. Oggi ci sarebbero certamente, insieme a “Quelli che votano scheda bianca per non sporcare….Oh yes…” Il grande cantautore milanese non ha fatto in tempo a cantare le gesta dei nuovi “cittadini” ed è un vero peccato.

Ma quelli di Grillo ci sono e non finiscono di stupire. Ci avevano promesso la politica a zero euro, come le patate a chilometri zero. Ci avevano spiegato che i parlamentari a 5 Stelle avrebbero incassato 2.500 euro al mese, altro che i ladroni di prima, che rubacchiavano spese, rimborsi, assistenti. La seconda parte delle accuse era vera, ma la storia dei 2.500 euro non stava in piedi.

Con 2.500 euro al mese, a Roma si dice che “ce fai la bira”, così con una erre sola. E allora è arrivata la prima revisione, obtorto collo. Anche i grillini incasseranno diaria e spese. Anche i grillini avranno i loro 6mila euro netti, come è giusto che sia, se un cittadino qualunque deve lavorare, mangiare e dormire a Roma. Cade l’impalcatura della “città di Grillo” dove non si mangia, non si beve e non si dorme. Salvo che il “cittadino” non sia ricco di suo.

Questo – è appena il caso di chiarirlo- nulla c’entra con il finanziamento pubblico dei partiti e che non riguarda la paga dei parlamentari, ma i rimborsi per le campagne elettorali, anche per i partiti che non esistono più da anni. Ma sul finanziamento pubblico, ormai tira qualche calcio solo Pier Luigi Bersani, essendo gli altri allineati e coperti per cassarlo: Matteo Renzi, Beppe Grillo-Casaleggio, e persino Silvio Berlusconi nel suo ultimo tuffo carpiato a sinistra.

La paga a deputati e senatori serve, banalmente, per ripagare loro il lavoro e per consentire loro una vita dignitosa. Forse il Beppe genovese dovrebbe farsi raccontare un po’ di storia patria per prendere esempio dal passato, senza esagerare. Agli albori della Prima Repubblica, quando i partiti avevano le casse vuote, i parlamentari vi lasciavano una parte del loro stipendio, che non era da satrapi. Si racconta che i parlamentari-operai del Pci per risparmiare l’alloggio, sfruttavano il “privilegio” di viaggiare gratis per risparmiare qualche migliaio di lire. La sera andavano alla stazione, prendevano il vagone-letto per Bologna e dormivano. All’alba, da Bologna riprendevano il treno per Roma. Non è una leggenda. Forse Grillo potrebbe riproporre ai suoi questo metodo, visto che i vagoni-letto viaggiano vuoti.

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