Guardia di finanza, scandalo di oggi come quello di 40 anni fa

Guardia di finanza, scandalo di oggi come quello di 40 anni faROMA – Data per scontata la presunzione di innocenza, il presunto scandalo della Guardia di finanza rimanda a quarant’anni fa. Era il 1980 quando esplose il gigantesco “scandalo dei petroli“. Un colossale giro di contrabbando, scoperto fra Treviso e Vicenza, che aveva sottratto alle imposte duemila miliardi di lire, una cifretta non male per quei tempi. L’indagine era cominciata ne 1978, ma già nel 1976 un rapporto segreto ne parlava diffusamente.

Coinvolti e condannati per mazzette prese dai petrolieri, il generale delle Fiamme gialle Raffaele Giudice e il suo successore Donato Lo Prete. A scoprire la truffa, il colonnello della Finanza Aldo Vitali che, nel 1976, aveva prodotto un corposo dossier di circa duecento pagine nel quale spiegava il giro criminale. L’ufficiale fu trasferito, allontanato dall’inchiesta e trattato come un nemico della Patria. Giudice e Lo Prete le tentarono di tutte per mettere a tacere investigatori e tribunali. Ma i pm di Treviso continuarono testardi nell’indagine ed ebbero anche fortuna nel recuperare il fascicolo Vitali. Fra eccezioni e lungaggini varie, l’inchiesta finì a Torino, ma la verità venne a galla, con la condanna dei due generali con sentenza del dicembre 1981.

Raccontarla a storia conclusa, la vicenda appare chiara. Ma furono anni di furiose lotte interne alla Guardia di finanza, a colpi di dossier anonimi che tendevano a screditare i vari protagonisti, impegnati in una guerra senza esclusione di colpi. Con complicità esterne da ricercare nel Palazzo della politica.

Anche all’epoca, infatti, lo scandalo non risparmiò la politica. Anzi fu il primo esempio preclaro, insieme all’affare Lookeed. L’anello di congiunzione tra petrolieri, finanzieri corrotti e Palazzo fu individuato in Sereno Freato, uomo di fiducia di Aldo Moro, e in altre figure minori dello staff dello statista, che mai fu personalmente accusato di nulla.

Lo scandalo dei petroli certifico’ per la prima volta l’uso e l’abuso di finanziamenti illeciti ai partiti, e, oltre al mondo dc, furono coinvolti esponenti di rilievo del Partito socialista.

Per avere un’idea dell’enormità della vicenda, basti pensare che i duemila miliardi di lire rappresentavano il 20 per cento del giro d’affari petrolifero, con danni all’erario e falsificazioni delle statistiche dei consumi. Quando il contrabbando fu scoperto, l’Italia, in piena crisi petrolifera, vide schizzare i consumi in maniera irragionevole. Al punto che i petrolieri chiesero un aumento dei prezzi… Quando si dice il danno e la beffa.

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