ROMA- Scrive il giornale tedesco Bild che il cardinal Tarcisio Bertone sarebbe indagato per un passaggio di 15 milioni di euro dallo Ior a Ettore Bernabei, il cattolicissimo produttore di fiction per la tv. Se lo scoop della Bild racconta il vero, si capisce perché papa Francesco, dal giorno della sua elezione, picchi come un fabbro sui preti ambiziosi e attaccati alle ricchezze del mondo. Tarcisio Bertone ha ricoperto per sette anni (2006-2013) la carica di Segretario di Stato, cioè il numero uno del governo della Chiesa. Papa Francesco, che viene dalla fine del mondo ma non ha l’anello al naso, l’ha sostituito in quattro e quattr’otto, appena eletto successore di Pietro. Ben sapeva, il cardinale Jorge Mario Bergoglio, che il suo predecessore Ratzinger-Benedetto XVI aveva dovuto gettare la spugna, davanti allo strapotere della Curia romana, capeggiata appunto da Bertone.
Francesco, che indiscrezioni raccontano piuttosto furioso, ha messo mano a una questione che parte dal Medioevo e che non è stata risolta neanche con la breccia di Porta Pia, e cioè il potere temporale della Chiesa. Paolo VI, raffinato intellettuale e grande papa, aveva definito Porta Pia un “dono di Dio”. Lo stesso papa aveva parlato di “fumo del diavolo” che si stava insinuando nella Chiesa. Il problema, che non è nuovo, si è aggravato durante gli ultimi anni del pontificato di Giovanni Paolo II, gravemente malato e non in grado di contrastare l’ambizione dei vari Bertone.
Papa Francesco si è dato, dunque, il compito di separare il governo dello Stato del Vaticano, con i suoi annessi e connessi, dalla cura delle anime. Ha cominciato prendendo per sé un appartamentino da studente fuorisede, mentre Bertone vive in un palazzo principesco. Ha abbandonato paramenti vistosi, anche a costo di contraddire la millenaria tradizione della Chiesa, mentre i Bertone continuano ad esibire porpore e croci preziose. Ha mandato segnali comprensibili a tutti, anche a costo di essere “processato” per pauperismo. Ad onta dei vari Bertone, ha nominato i nuovi cardinali senza tener conto delle sedi tradizionalmente cardinalizie, come Venezia e Torino, a favore di Perugia, che non lo era più da tre secoli abbondanti. La scelta è caduta sulle persone, non sui troni.
Tutto liscio? Neanche tanto. Il popolo dei cattolici è entusiasta. I vescovi non proprio, e comunque non tutti. Anche la riunione della Conferenza episcopale ha evidenziato mugugni e facce scure. E’ come se, dopo averlo accolto con entusiasmo, i capi delle diocesi non si aspettavano che il primo papa gesuita facesse sul serio. E forse adesso capiscono perché in cinque secoli di vita, la Compagnia di Gesù non abbia mai dato un pontefice alla Chiesa.
I gesuiti sono “pericolosi” perché fanno sul serio. La Compagnia di Ignazio, perché “pericolosa”, fu sciolta da Clemente XIV nel 1773, dietro la pressione delle grandi potenze europee, e fu ricostituita da Pio VII nel 1814. Per evitare guai e per scaramanzia, nessun papa ha più voluto chiamarsi Clemente. Forse alla Bild non lo sanno, ma Bertone lo sa di certo.
I commenti sono chiusi.