Primarie. Renzi fa bene a Bersani e Pd

di Antonio Del Giudice
Pubblicato il 20 Novembre 2012 - 08:43 OLTRE 6 MESI FA

Primarie. Renzi fa bene a Bersani e al suo Pd, anche se non sono pochi all’interno del Pd coloro che hanno accolto con fastidio l’arrivo di Matteo Renzi, e il sindaco di Firenze non ha fatto nulla per farsi accettare specie dal gruppo dirigente del partito (se escludiamo Veltroni). La furia del rottamatore toscano ha compattato le file di Bersani e quelle di Vendola, ognuno nel suo ambito. Non poteva che essere così, a ben pensarci.

Renzi è entrato a gambe unite a complicare il già complicato lavoro di Bersani, impegnato a scovare nelle ceneri del vecchio Pci un po’ di brace socialdemocratica. Esito non scontato, in un mondo politico ancora ubriaco di liberismo, a destra e a sinistra. Un mondo nel quale solo Vendola, nonostante i suoi contorcimenti lessicali, dice qualcosa di sinistra e cioè che la finanza fa schifo e il capitalismo ha bisogno di Stato per non suicidarsi. Bersani, che deve barcamenarsi fra liberali/liberisti e socialisti, fra vecchi democristiani e vecchi comunisti, fra cattolici e atei, sa che non può tagliare nulla se vuol vincere le elezioni.

In questo delicato gioco di equilibri arriva Renzi, elefante in una cristalleria. Il ragazzone toscano si presenta male in fatto di finezze politiche, anche se si muove sul palcoscenico come se fosse Obama. Dice che si presenterà alle primarie e mette in agitazione lo stato maggiore del partito, riceve applausi dalle curve e sberleffi dalla tribuna centrale. Si dichiara convintamente democratico, nel senso di Pd, e dice cose di destra: più che Obama sembra la Thatcher. Comincia a frequentare gli studi televisivi, che se lo disputano perché evidentemente tira.

Ecco il punto di svolta: il rottamatore “buca” lo schermo, che in politica vuol dire convincere gli scettici e qualche avversario, anche più d’uno. Poi arrivano i sondaggi, che lo piazzano al ballottaggio almeno. Bersani capisce che non serve più lo scontro, che favorirebbe solo l’avversario.

Mancano ormai pochi giorni alle primarie del Pd. E’ possibile anche che Bersani vinca al primo turno, si vedrà. Ma Bersani deve ammettere che lo spariglio operato dal sindaco di Firenze ha migliorato tutta la partita. Intanto ci sarà più partecipazione, che è la vera scommessa del Pd. Poi dovrà ammettere, Bersani, che Renzi ha anche sparigliato al centro e a destra, ha portato sotto le insegne del Pd giovani e donne che magari erano indecisi o contrari alla sinistra, che potevano anche finire a Grillo. Il segretario del Pd, che non è stupido, sa che la presenza di Renzi può rendere più netto il successo alle elezioni di primavera. anche se sarà la legge elettorale a stabilire se Bersani avrà i numeri per governare.

Adesso è così, non sappiamo che cosa accadrà fra sei mesi. Adesso Bersani, Renzi e Vendola assieme possono trovare consensi in pezzi assai variegati di elettorato. Renzi sarà l’ala destra, Vendola sarà l’ala sinistra, Bersani sarà il punto di equilibrio. Non sarà il ritorno dell’Ulivo di Prodi, al tempo formato da dodici-tredici partiti, ma non sarà neanche il monolite capace di resistere alle mille tempeste che gli si abbatteranno addosso.

Forse a un certo momento avverranno i chiarimenti del caso, forse una politica socialdemocratica non piacerà al Renzi cattolico e liberista. E forse Renzi, col tempo, andrà a rottamare quel partito di Montezemolo, prima che di Monti, messo su da vecchi frequentatori del Palazzo, vecchi anche di anni e di intrighi. Quel tempo potrebbe arrivare, perché i rottamatori vanno dove c’è da rottamare. Col tempo, Renzi imparerà che stare a sinistra comporta un impegno solidale verso i più deboli; e che stare a destra significa cercare uno sviluppo senza regole, che tanto ai deboli poi bada la Charitas. Per intanto, lavora per il Pd e, paradossalmente, anche per la gloria di Bersani.