Razzismo e statue, il mondo contro Colombo e Churchill, da noi Montanelli

di Antonio Del Giudice
Pubblicato il 14 Giugno 2020 - 06:23 OLTRE 6 MESI FA
Razzismo e statue, il mondo contro Colombo e Churchill, da noi Montanelli

Razzismo e statue, il mondo contro Colombo e Churchill, da noi Montanelli

Razzismo e coronavirus. L’America di Trump, il presidente del Covid-19 inventato dai cinesi, rischia la rielezione anche per la morte di George Floyd, oltre che per le decine di migliaia uccisi dalla pandemia.

I poliziotti del Minnesota, con il loro assassinio deliberato, hanno scatenato la reazione dei neri e dei bianchi che sono con loro. Lo spirito di Martin Luther King risorge nelle strade. La ribellione dei neri è forte e devastante.

La più grande democrazia del mondo si riscopre razzista. I più intransigenti risalgono al vizio di origine. Gli uomini che nel 1492 sbarcarono nelle Indie sbagliate furono responsabili di un genocidio senza uguali.

Anche allora toccò ai neri pagare con il sangue e con la schiavitù la sete di terra e di ricchezze degli invasori spagnoli. A capo delle leggendarie tre caravelle c’era Cristoforo Colombo, lo sterminatore.

La rabbia dei giorni presenti recupera la lunga memoria delle vittime. Gli antirazzisti abbattono i simboli del tempo. Le statue del comandante genovese sono condannate. La storia si vendica.

Poi tocca alle statue dei commercianti senza scrupoli che riempirono il Nuovo mondo di schiavi africani. È anche colpa loro, soprattutto colpa loro, se l’America è ancora un Paese pieno di disuguaglianze.

I neri muoiono per mano dei poliziotti, dei fanatici, dei razzisti e anche

del Coronavirus, che miete a man bassa tra i poveri e tra gli uomini e le donne di colore. A loro tocca lavorare, i bianchi sono protetti nella sicurezza delle case.

Aperta la falla nella fognatura della storia, non si salva neanche Churchill, che fu capo di un Paese colonialista quant’altri mai. La sua statua è a rischio, anche se fu lo stratega che ci liberò da quel pazzo di Hitler e dalla sua caricatura, Mussolini.

L’Italia, tranne che per gli inguardabili frequentatori di Predappio, non ha conservato statue di fascisti efferati, che furono razzisti in Africa e antisemiti a casa. In compenso conta qualche branco di cialtroni pericolosi ma abbastanza sotto controllo.

E però anche agli italiani antirazzisti piacerebbe partecipare all’abbattimento di qualche simbolo indigeribile. Un’idea si affaccia. Buttiamo giù la statua di Montanelli nei giardini milanesi. Così entriamo nella Storia.

Il Cilindro schiavista e sfruttatore sessuale di una bambina di 12 anni al tempo della sua Africa fascista. È subito guerra di religione fra favorevoli e contrari, la solita partita fra scapoli e ammogliati.

Il mondo si accapiglia su Colombo e Churchill. La povera Italia partecipa al dibattito con la statua di un grande giornalista, che fu un giovane sporcaccione prima ancora che fascista e razzista.