Rocco Buttiglione resta, anche se Casini e la Udc non ci sono più

I partiti passano, ma Rocco Buttiglione resta. Pierferdinando Casini, come era prevedibile, ha perso la partita ed è stato riuscchiato da Monti e dalla sua Agenda. Ma -e questo non era prevedibile- il capo dell’Udc s’è fatto da parte senza fiatare, riconoscendo errori ed orrori. Non sta lì a spiegare la rava e la fava dello 0,1 per cento. Non si è presentato neanche al Consiglio nazionale del partito, luogo dove ci si consola e ci si pugnala reciprocammente e allo stesso tempo. L’operazione pirandelliana di Casini ha avuto un esito tragicomico e lui ne ha preso atto. Non era scontato che lo facesse e lui non era obbligato a farlo. Non tutti l’hanno fatto, se si esclude Fini che non poteva non farlo. Onore a Casini.

Ci saremmo aspettato qualcosa del genere da Rocco Buttiglione, il poliglotta filosofo del papa che, da trent’anni, ci spiega come va il mondo e non si è accorto ancora che quel mondo è finito. A Buttiglione è bastato incartarsi un seggio in Campania per restare incollato alle sue certezze. In questo Paese di trasformisti e di moralisti, Buttiglione non tiene conto né dei primi né dei secondi. Lui, che parlava in polacco con Papa Wojtyla, non si abbasserebbe mai a discutere di politica politicante. Eppure è stato l’uomo-ombra di tutte le stagioni. Chi non ricorda la cena di Gallipoli con MassimoD’Alema? Doveva essere il segnale di un nuovo rapporto fra cattolici ed ex-comunisti. La cena continuò con una colazione al tavolo di Berlusconi e di Bossi; e poi fece un giro di valzer con la Vela e una pizza al taglio con l’Udeur di Clemente Mastella. Fino al clamore della sua bocciatura a commissiario europeo, perchè l’Unione europea ritenne omofobi alcune sue dichiarazioni.

Rocco Buttiglione è diventato, nel frattempo, una specie di padre della patria senza figli. Lui è convinto di esserlo e non rinuncia al suo atteggiamento pedagogico come se i figli (immaginari) stessero ad ascoltarlo, tutti orecchi. Trent’anni fa era una giovane promessa del pensiero politico e del fare politica. A vederlo oggi, bisogna ammettere che è rimasto com’era, saldo nelle sue convinzioni: ha solo trent’anni in più. Dall’aria di sufficienza che esibisce, si capisce il suo stato di “incompreso”, di intellettuale costretto a portare la croce in un mondo di poveracci di spirito.

L’altro giorno, s’è presentato al Consiglio nazionale dell’ Udc al seguito di Lorenzo Cesa, l’amministratore delegato del partito. Tutti sembravano smarriti e un po’ angosciati a commemorare un partito che non c’è più. Tutti, tranne Buttiglione. Perchè i partiti passano, ma il filosofo di Gallipoli resta.

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