ROMA – La sentenza della Corte Costituzionale ha bocciato il voto subito, non il Porcellum.
La decisione con la quale la Consulta ha ritenuto costituzionalmente illegittimi il premio di maggioranza e le liste bloccate che non danno possibilità di esprimere preferenza, è stata invocata da molti come un “tutti a casa” firmato giudici costituzionalisti.
Si è esultato: ora ad essere “decaduto” è tutto il Parlamento e il Governo, ad essere illegittimi sono Letta, Napolitano e la maggioranza di larghe intese.
Ma in realtà ad essere decaduta è ogni ipotesi di “voto subito” e la vera bocciatura non è stata per la legge firmata (e poi ribattezzata) da Roberto Calderoli, ma per chi – come Matteo Renzi – tifa per un sistema maggioritario e per la fine del limbo delle grandi coalizioni.
Intanto, la Corte Costituzionale non ha bocciato il Porcellum ma solo due norme – anche se importanti – del Porcellum. Quindi non si ritorna al Mattarellum ma a un sistema molto simile a quello con cui si è votato durante tutta la Prima Repubblica: proporzionale puro con una preferenza.
Si dirà che questa sentenza dà uno scossone a un Governo e un Parlamento alquanto intorpiditi sulla questione della legge elettorale. In realtà la decisione della Corte blinda Letta e la legislatura: le larghe intese trovano nuovo senso e legittimità perché devono trovare un’alternativa al “Proporzionellum”, mentre deputati e senatori restano al loro posto perché nessuno vuole andare al voto con un sistema che assicura la certezza dell’ingovernabilità.
Nel verdetto della Corte, che sara pubblicato solo “nelle prossime settimane”, si lascia ampio spazio di manovra al partito trasversale delle “larghe attese”. Si legge sul Sole 24 Ore:
“I giudici costituzionali hanno deciso di dare una sorta di tempo supplementare al Parlamento, sia pure in corner: gli effetti giuridici decorreranno solo dopo la pubblicazione della sentenza che avrà luogo con tutta calma, come dice il comunicato della Corte «nelle prossime settimane». Con la sentenza saranno rese note anche le motivazioni, che saranno scritte dal giudice Giuseppe Tesauro, relatore della causa. «Il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali», specifica la Consulta scegliendo la strada del “garbo istituzionale”. E confermando, con quel «il Parlamento può sempre approvare», la piena legittimità del Parlamento uscito dalle ultime elezioni a legiferare”.
E se fino a ieri il coltello dalla parte del manico lo avevano i sostenitori del maggioritario, oggi lo hanno i proporzionalisti, che in Parlamento abbondano e potranno fare leva su un fatto incontrovertibile: o mangi questa minestra (la proposta che verrà fuori: un mezzo proporzionale) o salti dalla finestra (e vai a votare col proporzionale puro).
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