ROMA – L’appuntamento è alle 18 di venerdì 22 febbraio, l’ultimo giorno di campagna elettorale. Beppe Grillo non arriverà prendendo il treno dei pendolari Roma-Viterbo, come aveva detto in un primo momento: avrebbe creato troppo caos e un’altra giornata di disagio per i poveri pendolari. Ai militanti del Movimento 5 Stelle, le istruzioni le ha date il blog BeppeGrillo.it “alla Stazione Termini e all’area di scambio Anagnina, troverete ad accogliervi i vostri Angeli a 5 stelle, felici di darvi tutte le indicazioni per arrivare fino a Piazza San Giovanni IN LATERANO”.
Gli “Angeli a 5 Stelle” guideranno curiosi (molti) e grillini (molti anche loro) verso il “Sarà un piacere Day“, che vada come vada resterà sicuramente l’evento più partecipato di questa campagna elettorale. “Chi ci sarà lo racconterà ai suoi nipoti «C’ero anch’io a San Giovanni, il giorno che cambiò l’Italia»”, si legge sul blog di Grillo. L’immagine che presenta la manifestazione è un’onda che travolge i monumenti di Roma. A “surfare” sull’onda c’è una caricatura del comico genovese che indossa un elmetto con 5 stelle disegnate sopra.
L’onda che travolge Roma è il finale dello “Tsunami tour“, 80 comizi in 80 città in 40 giorni. Piazze sempre piene da Torino a Palermo: la gran parte delle città italiane hanno visto solo Grillo in piazza. Gli altri leader hanno quasi sempre preferito gli incontri al chiuso in alberghi e centri congressi. Ma ancora di più gli studi delle trasmissioni televisive.
Non sarà quella di uno tsunami, ma l’acqua sarà presente massicciamente al “Sarà un piacere Day”: venerdì sono previsti 12 millimetri di pioggia su Roma, che inizieranno a cadere dalle prime ore del mattino, rendendo il prato di San Giovanni un “terreno di gioco al limite della praticabilità”. Non sarà la sola acqua presente in piazza: “Portatevi la borraccia, perché potrete riempirla presso le botti d’acqua pubblica messe a disposizione per dissetarvi!” Informa il blog. Ci saranno anche i punti accoglienza, ristoro, merchandising e una “squadra di volontari che si occuperà di aiutarvi a differenziare correttamente i rifiuti”.
Molto si gioca, prima che Grillo (forse accompagnato da Adriano Celentano) inizi a parlare, sui numeri della manifestazione. In passato proprio piazza San Giovanni è stata al centro di discussioni sui “milioni” degli organizzatori e sulle migliaia stimate dalla Questura. Il luogo storico della manifestazioni del Pci e del 1° maggio, di recente reso più trasversale dal “Family day” e dai comizi del Pdl nel 2006 e nel 2010, misura 42.700 metri quadri. In un metro quadro ci stanno di solito fra le 2 e le 4 persone. Una densità che può arrivare a sei nelle zone centrali della piazza.
Calcolando la densità massima, sei persone per metro quadro, in piazza San Giovanni non entrano più di 256 mila persone. Solo allargando il perimetro fino a dietro il Palazzo Laterano a a tutto viale Carlo Felice, giardini compresi, si può arrivare a 500 mila persone. I militanti del Movimento 5 Stelle l’importanza del numero l’hanno capita. Con un trucco da “prima Repubblica”, hanno spostato in avanti il palco, che non è proprio sotto la Basilica, come al 1° maggio dei sindacati. Sui lati del prato, un altro trucco: i gazebi “riempitivi”.
Trucco o non trucco, se Grillo portasse ai piedi del suo palco, nonostante la pioggia, 200 mila persone, sarebbe sempre un risultato di tutto rispetto: stiamo parlando di 3 stadi Olimpici strapieni. L’evento, oltretutto, sarà trasmesso in streaming in altre piazze italiane, quindi la conta finale potrebbe dare una dimostrazione plastica della potenza del Movimento 5 Stelle.
Una forza politica che potrebbe trovare dalle urne del 24 e 25 febbraio la risposta più imprevedibile. Nel buio pre-elettorale dei sondaggi, si scomodano percentuali del 20 e del 30%. Comunque vada, è stato un boom. Al di là del risultato finale, della manifestazione come del voto, Grillo resta il personaggio principale delle elezioni 2013. La paura (o la speranza) principale, il fenomeno principale. E San Giovanni sarà La Piazza per eccellenza di questa campagna.
Del fenomeno se ne sono accorti anche all’estero. La tv economica americana Cnbc definisce Grillo “un’epidemia irrefrenabile”. Per Le Monde è “il saltimbanco che rimescola le carte”, secondo Le Point è “il dinamitardo della politica italiana”. La Süddeutsche Zeitung lo qualifica come “un maestro nel criticare a squarciagola tutto e tutti”. Mentre Wolfgang Münchau sul Financial Times avverte: “Chi lo liquida come un comico dovrebbe ricordare gli ingenui giornalisti degli anni Settanta che prima hanno biasimato Ronald Reagan come un attore e in seguito si sono stupiti”.
Secondo Carlo Freccero Grillo è “il megafono della confusione. Un megafono che per sua natura amplifica, non si confronta con nessuno. Grillo non ha una vera visione della politica che vada al di là di quella del buon amministratore di condominio”. Secondo Erri de Luca “spiazza la centralità della politica in televisione”. Per il suo collega Daniele Luttazzi “quando la gente applaude Grillo non applaude il contenuto, applaude la foga”.
Di certo c’è che lui non conosce il basso profilo. Ha dichiarato che “metteremo in discussione ogni trattato europeo“. Sul suo blog si legge: “La Storia è sempre passata da queste parti. E noi siamo ancora qui, ancora a Roma per ricominciare ancora una volta. Per fare, come ha detto Dario Fo ieri a Milano “Un ribaltone”, quello che non sono riusciti fare i nostri padri nel 1945″.
Il timore è che per fare quello che i “nostri padri non sono riusciti a fare nel 1945“, si seguano le orme dei nostri nonni nel 1922:
“Si è presentato come l’antipartito, ha aperto le porte a tutti i candidati, ha dato modo a una moltitudine incomposta di coprire con una vernice di idealità politiche vaghe e nebulose lo straripare selvaggio delle passioni, degli odii, dei desideri. È divenuto così un fatto di costume, si è identificato con la psicologia antisociale di alcuni strati del popolo italiano, non modificati ancora da una tradizione nuova, dalla scuola, dalla convivenza in uno Stato bene ordinato e amministrato”
La citazione è datata 1921, è Antonio Gramsci che parla del fascismo.
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