“Juncker nega di avere problemi con l’alcol durante un’intervista in cui beve 4 bicchieri di champagne“: così il britannico Telegraph sintetizza il pezzo di Jean Quatremer su Liberation “Jean-Claude Juncker, un bicchiere di rabbia“, in cui il presidente della Commissione Europea, alla vigilia del suo discorso sullo “Stato dell’Unione”, smentisce le voci crescenti su una sua incontrollabile passione per il bicchiere. Passione su cui da tempo ironizza la pagina Facebook “Gli Eurocrati”.
Liberation riferisce che Juncker, nei ritratti che circolano sulla stampa tedesca, britannica e americana è stato definito “bipolare, assente, malato, alcolizzato, fumatore, chiuso nella sua bolla di Bruxelles”. In carica dal luglio 2014, Juncker è stato dal 2005 al 2013 presidente dell’Eurogruppo e ancora prima premier del Lussemburgo dal 1995 al 2013.
Juncker ha definito il suo mandato come “l’ultima possibilità” per salvare l’Unione europea. Ma, secondo la Frankfurter Allgemeine Zeitung, che sarebbe un giornale vicino alla Cdu e quindi della stessa famiglia politica (il Partito popolare europeo, centrodestra), Juncker è un uomo “impotente e stanco” che ha “fallito” nel tentativo di rendere la Commissione europea un organo più “politico”. E i Paesi dell’Est (un’asse di destra formata da Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca ed Estonia) hanno chiesto le sue dimissioni perché non è stato in grado di impedire la Brexit.
Nel ritratto di Juncker “stanco e impotente” rientrano le voci sul suo stato di salute. Alimentate dal diretto interessato quando, in un’intervista a Politico nel 2015, rivelò di soffrire di calcoli renali.
Ma, oltre al suo quadro clinico (sebbene il caso Hillary Clinton dimostri quanto sia importante), Liberation scrive che “è il suo presunto alcolismo a fare notizia. È vero che Juncker era – ed è tuttora un forte bevitore – rispetto ai canoni vigenti del salutista 21° secolo. Quando era primo ministro del Granducato, lo abbiamo visto buttare giù tre bicchieri di cognac a fine pasto dopo aver bevuto più di un bicchiere di vino bianco “Lussemburgo”. E durante il nostro ultimo pranzo, ha scolato quattro bicchieri di champagne, accompagnati da una semplice insalata”.
Juncker ribatte al giornalista di Liberation: “Ma tu pensi che io sarei ancora in carica, se bevessi cognac a colazione?”. Il politico lussemburghese spiega che il pettegolezzo sul suo alcolismo ha un’origine con un nome e cognome: “Jeroen Dijsselbloem“. Si tratta del grigissimo socialdemocratico olandese, successore di Juncker al vertice dell’Eurogruppo, e – caratterialmente – la sua nemesi. Juncker si sarebbe trovato meglio con un socialdemocratico alla Bersani.
Nel gennaio 2014, Dijsselbloem, che non aveva apprezzato le critiche del suo predecessore per la sua gestione catastrofica della crisi di Cipro, rispose davanti alle telecamere parlando della propensione di Juncker per la bottiglia e la sigaretta.
Per Juncker, queste voci ricorrenti hanno un’origine precisa: “Ho un problema di equilibrio con la mia gamba sinistra che mi obbliga ad appoggiarmi al corrimano quando sto facendo le scale. Un ministro olandese, che avevo appena afferrato per un braccio dopo un pranzo, raccontò in giro che ero ubriaco. Ma questo problema è dovuto a un grave incidente stradale. Nel 1989 sono stato tre settimane in coma, e poi sei mesi in una sedia a rotelle”.
Fatto sta che il suo comportamento in pubblico è stato interpretato sempre di più alla luce della sua passione per l’alcol. Il suo abbracciare, baciare e apostrofare in modo informale i leader europei, il suo far innervosire Nicolas Sarkozy – che non ha mai sopportato la sua giovialità – è sempre stato spiegato così: è ubriaco, o quasi.
Il suo atteggiamento al vertice di Riga del maggio 2015, è stato per molti la prova definitiva della sua propensione per la bottiglia. “Padrone di casa” in un summit in cui deve ricevere trenta capi di Stato e di governo Juncker, nell’ordine: bacia la testa pelata del premier belga Michel; saluta l’ungherese Victor Orbán con un “ciao, dittatore!”; a uno sistema la cravatta, all’altro dice “guarda le abbiamo uguali”, a Tsipras che non la indossa copre i bottoni della camicia con la sua cravatta; e quando vede facce sconosciute chiede: “E questo chi è?”.
Juncker si è giustificato così: “E allora? Conosco Charles (Michel) da quando era piccolo e gli ho sempre baciato il cranio. Orbán l’ho sempre chiamato dittatore. Io sono fatto così. Non appena uno non rientra nei canoni, deve essere per forza pazzo o alcolizzato”.
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