Barbara Lezzi, la ministra il miglior esempio delle "sconnessioni" M5s Barbara Lezzi, la ministra il miglior esempio delle "sconnessioni" M5s

Barbara Lezzi, il miglior esempio delle “sconnessioni” M5s

Barbara Lezzi, la ministra il miglior esempio delle "sconnessioni" M5s
Barbara Lezzi, il miglior esempio delle “sconnessioni” M5s

ROMA – Giuseppe Turani ha pubblicato questo articolo anche su Uomini & Business, con il titolo Sconnessi e felici [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play]:

Da tempo, ma è cosa nota, sono un fan di Barbara Lezzi. Sotto quella capigliatura bionda disordinata e felice ci sono delle sconnessioni neuronali che danno i brividi. Gli esempi si sprecano. Avete mai provato a mettere un asciugamano su un gasdotto? No, signora, stanno tutti dieci metri sotto terra, non lo ha mai fatto nessuno. Il Prodotto interno lordo l’estate scorsa è aumentato perché faceva caldo e i condizionatori giravano al massimo. Signora, l’Istat destagionalizza tutti i dati, stia tranquilla.

L’ultima riguarda la Tap. Il gasdotto che parte dall’Arzerbaigian e che, arrivato in Italia, in Puglia, dovrebbe collegarsi alla rete europea: “Il Sud ha bisogno di altre infrastrutture”, dice la Lezzi per dire no alla Tap. Signora, non è un’infrastruttura per il Sud, è un’infrastruttura europea, transcontinentale, per dipendere meno dal gas russo. In Puglia ne passano solo pochi chilometri, tutti sottoterra. Deve portare il gas in Europa, non in Puglia.

Ma le sconnessioni della Lezzi funzionano così. Tu le dici: guarda quante stelle ci sono in cielo, e lei ti risponde, ma là c’è un cane che sta facendo pipì.

La Lezzi è un caso molto evidente, ma quella delle sconnessioni è un dato generale dei 5 stelle. Vivono in un mondo talmente inventato, diverso dal nostro, che a volte risulta impossibile seguirlo. La Tav e la Tap sono progetti internazionali, approvati da numerosi Stati, ma loro li vogliono bloccare facendosi forti dell’opinione di qualche migliaio di abitanti pugliesi o della Val di Susa. Del resto del mondo non gli importa nulla. Della realtà nemmeno (“Avete provato a appoggiare un asciugamano su un gasdotto?”).

Il decreto stupidità di Di Maio, partito con l’idea di tutelare i lavoratori, ne lascerà molti invece senza lavoro. Non importa, va bene così. La cosa importante è che quello che resta sia ordinato e felice.

Questa visione, ossessivamente giustizialista-perbenista, non è un caso. Discende in forma diretta dal fondatore, Gianroberto Casaleggio, che tutti oggi chiamano un visionario, mentre era probabilmente oltre il confine del genio: fra le sue molte proposte (oltre alla democrazia diretta e altre sciocchezze) quella di rinchiudere i corrotti in gabbie da sistemare ai bordi delle tangenziali urbane. Il marchio di fabbrica dei 5 stelle è quello.

Il loro sogno, che però stanno perseguendo con una certa tenacia, è il ritorno a un’Italia silvo-pastorale che loro immaginano felice e pulita. Poiché non sanno niente e sono figli politici di un genio, ignorano che gli italiani sono scappati a milioni in questo dopoguerra dalle campagne e che non vi ritorneranno mai. Solo piccolissime avanguardie di radical-chic hanno ricomprato pezzettini di terra dei padri e stanno sperimentando la coltivazione di carote e broccoli come stile di vita.

Loro (non la Lega di Salvini) sono contro qualsiasi grande opera, cioè contro qualsiasi cosa che vada oltre il borsellino della casalinga di Voghera.

Eppure, dicono i sondaggi, i 5 stelle e i cugini della Lega hanno in mano il paese. Come mai?

Per avere la risposta basta guardare a che cosa si è ridotta la politica tradizionale. Il Pd sembra un’assemblea di condominio, dove tutti si siano già presentati ben bevuti. Forza Italia sta appesa alle gambe dell’82enne Berlusconi (lunghissima vita…).

In più, dal mondo della politica tradizionale non arriva alcun messaggio sensato. Il Pd vaga per le periferie (non si sa bene a fare che cosa), Renzi è in sonno, Forza Italia cerca di resistere all’Opa di Salvini e di altro al momento non si preoccupa.

E l’Italia? Ma, chi lo sa?

E quindi? Quindi i 5 stelle vanno distrutti. Come dice Giuliano Ferrara “non per quel che fanno, ma per quel che sono”, cioè una massa di ignoranti con idee ricevute da un genio politico.

D’altra parte, tutto era già chiaro sin dai tempi di Saint-Just e della rivoluzione francese: al re va tagliata la testa non perché ha fatto questo o non ha fatto quello, ma perché è il re. Le rivoluzioni sono questo.

I 5 stelle vanno eliminati perché sono quello che sono: il contrario di un’Italia competitiva sui mercati, progredita, civile, settima potenza industriale del mondo.

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