Polemiche per un pianto.
Con tutti i problemi che assillano l’Italia le forze politiche trovano anche il tempo di litigare e di lanciarsi accuse profonde per il pianto di una signora ministro. Come già saprete è accaduto a Teresa Bellanova, pupilla di Matteo Renzi. Durante la conferenza stampa tenutasi a Palazzo Chigi si è commossa leggendo l’annuncio che il governo aveva trovato un accordo sulla regolarizzazione dei migranti.
Un problema che le stava particolarmente a cuore e su cui aveva addirittura messo sul piatto le sue dimissioni. “Se non lo approvate”, disse ai colleghi, “non capisco che cosa ci resto a fare in questa coalizione”.
Non sono state le dure parole della signora ministro a far esplodere la polemica, ma le sue lacrime. Dalle opposizioni sono partite accuse pesanti, ma anche tra la maggioranza c’è chi ha storto la bocca.
Come mai? Non dimentichiamo che la Bellanova è una esponente di spicco di Italia Viva, il partito di Matteo Renzi. Per questo si parlava a suocera perché nuora intendesse. Per essere più espliciti si voleva dire all’ex premier una cosa precisa.
“Guarda che se tu continui ad ondeggiare mettendo in forse l’appoggio al governo, noi ti renderemo la vita difficile attaccando i tuoi uomini (in questo caso le tue donne) che hai voluto nel Gabinetto presieduto da Conte”.
Si sfiora il ridicolo, diciamolo francamente. Il Paese sta vivendo una crisi sanitaria senza precedenti che si accompagna ad una difficilissima congiuntura economica. E invece ci si preoccupa e si fa a gara per essere pro o contro la Bellanova.
Non vogliamo stigmatizzare il comportamento della responsabile delle politiche agricole: ognuno ha il diritto di commuoversi per difendere una sua convinzione ed una sua battaglia. Ma se questo deve portare a far nascere una spaccatura e financo una crisi nella compagine governativa ci sembra francamente eccessivo.
Si è ritirata in ballo la signora Elsa Fornero, ministro del Lavoro ai tempi del dicastero guidato da Mario Monti: anch’ella pianse illustrando la sua legge sulle pensioni. E da questo parallelo sono piovute le critiche e le polemiche ricordando che quella legge fece, si, piangere centinaia di migliaia di persone in vista della fine della fase lavorativa.
Ora, cari ministri e care ministre, vi sembra il caso oggigiorno di occupare le prime pagine dei giornali per un problema di così poco conto? O forse lo avete fatto per portare acqua al vostro mulino e apparire importanti agli occhi dei vostri elettori?
Se questo è il fine, è fin troppo triste pensare che si arrivi a tanto pet un pizzico di pubblicità. Invece, occupiamoci delle questioni per certi versi drammatici che assillano il Paese.
Guardiamo a quel che sta accadendo alla vigilia di una “riapertura” del Paese; cerchiamo di mettere ordine dinanzi a tanta confusione che c’è tra il governo e le regioni; non decidiamo innaffiando solo il nostro orticello.
Mai come in questa situazione c’è assoluto bisogno di una comunità di intenti, una visione comunitaria dei problemi. Ragione per cui rimandiamo le polemiche inutili e non ci azzanniamo perché una ministra si è commossa. Vedremo in futuro se le sue lacrime sono state sincere. Oggi badiamo ad altro.