ROMA – “Un giorno ho visto impiccare una persona, su una piazza di Isfahan, Iran. Ero lì. Mi son chiesto: cos’è questa barbarie? Ma poi ho pensato agli Usa. Anche loro hanno la pena di morte: hanno messo uno a dieta, prima d’ucciderlo, perché la testa non si staccasse. E allora: che cos’è più barbaro?” Lo ha sostenuto Beppe Grillo intervistato dal quotidiano israeliano Yedioth Ahronot. Ha spiegato, a un interlocutore basito, le sue idee politiche in politica estera, rinnovando vecchi stereotipi sul potere della lobby ebraica, lasciando interdetti con considerazioni perlomeno originali sulle autocrazie siriana e iraniana.
L’intervista, con Grillo uomo politico del momento, sarà materia di discussione e polemica, tra fautori del comico-guru e denigratori dell’antipolitica. Vogliamo qui mostrare solo un dato, una piccola notizia dell’Ansa pervenuta il giorno dopo le dichiarazioni di Grillo sulla pena di morte in Iran. Dice l’Ansa: due condanne a morte tramite impiccagione sono state annunciate in Iran per consumo recidivo di alcol da parte di musulmani. I due condannati hanno bevuto alcolici per la terza volta nonostante fossero già stati ammoniti a non farlo con frustate in due precedenti occasioni. La condanna è stata approvata dalla Corte suprema iraniana. Oltre che per il consumo di alcol, in Iran la pena di morte è prevista per omicidio, traffico di droga, rapina, violenza carnale, adulterio, sodomia.
Invece di improponibili paragoni (lo Zio Sam ne ha fatte di tutti i colori ma è difficile confonderlo con una teocrazia) Grillo provi a concentrarsi, prima che sulla disumanità di ogni impiccagione decisa da uno Stato, su una sproporzione innegabile tra gravità del reato e implacabilità della pena. Non bisogna essere per forza figli di Cesare Beccaria (come pure in Italia siamo) per cogliere l’assurdità di una norma, imposta dal clero, che pur di non transigere sull’inosservanza del precetto, arma la mano del boia. Dice, Grillo, che in Iran si vive bene, l’economia gira, nessuno è preoccupato.
A parte, arguiamo dalla nota Ansa, qualche inveterato ubriacone, qualche perverso omofilo, qualche mogliettina troppo allegra. Ma saranno pochi, non si può ogni volta ricominciare la lagna sui diritti di qualche sparuta minoranza che mette i bastoni tra le ruote agli avveduti conformisti dell’enorme maggioranza. Che, in nome di Allah, impicca per un cicchetto. Chissà se, dalla splendida terrazza della sua villa a Genova (l’intervistatore israeliano anche per la vista mozzafiato è rimasto molto colpito), il moijto dell’aperitivo non sia andato di traverso al cinico comico alle prese con i quesiti fondamentali dell’esistenza. Cos’è questa barbarie? La frusta, la corda, il patibolo.