Biden-Putin: cambio di regime no, cambio di zar sì

Discretamente immemori di come la realtà, la Storia, la guerra (e anche la pace) siano tutt’altro che un talk-show, giornali e tv scrutano e soppesano molto più le parole che i fatti. La battaglia d’Ucraina (battaglia quella di queste settimane perché la guerra che in Ucraina si è clamorosamente aperta sarà cosa più lunga nel tempo e più vasta nelle forme e nei luoghi) non si muove, svolge, decide a misura delle dichiarazioni di Biden, Putin, nemmeno Zelensky. La battaglia si decide e prende forma nei serbatoi vuoti o pieni dei mezzi corazzati russi, nell’efficacia o meno del loro munizionamento, nelle razioni alimentari dei soldati. La battaglia d’Ucraina è nei missili anticarro, negli elicotteri, nei sistemi anti aerei. Non nelle parole dei capi di Stato e di governo sugli aerei e sui missili. Tanto meno nel frullar di parole sulle trattative. 

I russi si ritirano? Oppure no?

Della battaglia vera nonostante le coraggiose e ottime cronache degli inviati tra la popolazione civile, tra la gente che soffre e muore sappiamo al tempo stesso molto e poco. Ogni giorno ci viene proposto un titolo, raramente corrisponde appieno ad un fatto. Mariupol caduta e perduta? Però combatte ancora. Colonne russe in ritirata? Però manovrano a  chiudere in una sacca metà delle truppe ucraine, una sacca da Karkhiv ad Odessa. Russia si accontenta del solo Donbass? Però bombarda Kiev e Leopoli. L‘armata di invasione russa arranca e si mostra inefficiente? Certo, evidente rispondono alla domanda fior di generali. No, illusione: è così che combattono i russi, lenti e con già messo nel conto progressive perdite di uomini e materiali rispondono a medesima domanda altri generali. Poi ci sono gli “analisti”, mediamente persone di buon senso e di buona osservazione e di buone letture, che però ipotizzano, riflettono, collegano i puntini, talvolta ricamano. All’analista il compito più arduo e fantasioso: intuire cosa c’è nella testa di Putin.

Se Putin non si prende l’Ucraina

All’osso, molto all’osso la questione, una delle questioni è: che succede se Putin non si prende l’Ucraina? Non se vince o non vince: i modi di proclamar vittoria sono tanti. La creazione e l’imposizione dello Stato pro russo del Donbass, magari unita all’accordo internazionale per la neutralità anche della Ucraina non presa. Ma non per questo Putin ha mosso l’armata: obiettivi erano il cambio di governo, anzi regime in tutta l’Ucraina. Se al prezzo di migliaia e migliaia (forse ancora di più) di soldati russi morti cui aggiungere il dissanguamento delle Forze Armate, dell’economia russa, dei consumi e risparmi dei russi e della credibilità russa su ogni scacchiere della vita internazionale, se a questo enorme prezzo Putin non riesce a ricondurre l’Ucraina tutta nello “spazio russo” (sua la definizione) che ne sarà di Putin? Si favoleggia di boiardi pronti ad eliminarlo. Si favoleggia appunto.

Ma Biden ha detto, anzi ha fotografato.

Biden ha detto: “Non può restare”. Si discute se dovesse dirlo o no. Di cero Biden ha fotografato più che detto: se Putin non si prende l’Ucraina non può restare. L’obiettivo strategico dell’Occidente che si oppone all’invasione non è, non può e non vuole essere il cambio di regime a Mosca. Ma il cambio di zar non è e non può che essere conseguente a quel che l’Occidente vuole, e cioè che Putin non si prenda l’Ucraina tutta.

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