ROMA – Black Friday è uno. Sarebbe uno. E neanche trino. Figurarsi decuplo. Sarebbe uno e uno solo Black Friday. Per questo si chiama così: nero venerdì. Non si chiama nero venerdì e sabato e domenica e lunedì e martedì e mercoledì e giovedì e ancora venerdì e sabato e domenica…
Black Friday nasce uno e uno a lungo resta nella sua vita. Black Friday ha un secolo di vita. Nasce negli Usa pare da una parata dei grandi magazzini Macy’s. Nasce e cresce e vive come il giorno in cui per l’intero giorno si consuma, si spende, si compra. Il giorno, uno e uno solo. Giorno speciale: 24 ore tutte a consumare e tutte da consumare nel consumo. L’ultimo venerdì del mese il giorno, il giorno al singolare.
In Italia Black Friday arriva con una novantina di anni di ritardo. Arriva come è ovvio come iniziativa commerciale e non come tradizione comportamentale. In Italia Black Friday è un modo di vendere. Più che legittimo. E non privo di risultati: per l’occasione l’aumento delle vendite è stimato intorno al 20 per cento rispetto a periodi non marchiati dal brand Black Friday. Si vende e si compra soprattutto via e-commerce nel Black Friday nostrano.
Però quest’anno Black Friday è stato ingozzato, gonfiato all’inverosimile dagli ormoni di un marketing obeso di se stesso. Black Friday dura già da almeno una settimana nei nostri smartphone su cui piovono autentiche “bombe di promozioni”. Dura già da una settimana, già da almeno una settimana Black Friday allaga le nostre mail. E Black Friday, il suo venerdì, quello “vero” non è ancora arrivato.
Un Black Friday che dura dieci giorni forse è una trovata brillante del marketing. O forse è la prova di un marketing disperato e perciò incontinente. Sta di fatto che dieci e passa giorni di compra, compra, compra e poi ancora compra, compra, compra triturano perfino la volontà di comprare. Dieci giorni di Black Friday fanno a fette, la disponibilità, la capacità di distinguere da annuncio ad annuncio. E fanno a fette anche qualcosa d’altro, diciamo la pazienza.
Tanto più per il tono delle offerte di acquisto. Moltitudini di offerte, uno solo il linguaggio. Non ti dicono di comprare infatti. Fin qui…Ti avvertono che ti stanno facendo un regalo. Che ti stanno facendo un regalo, solo per questa volta. Ti dicono che ti stanno facendo un piacere e che se non cogli l’occasione implicitamente e neanche tanto sei un cretino. Ti mettono un’urgenza ad adeguarti alla compra trattandoti come fosse uscito di case con le scarpe senza i calzini.
Si atteggiano non proprio a venditori delle loro merci ma a quasi benefattori di testoni che non capiscono quanto convenga prendersele qui, oggi e subito quelle merci. Insomma provano a spingerti all’acquisto prendendoti letteralmente a spinte, anche energiche, sussurrando: lo stiamo facendo per il tuo bene, zuccone!
Ecco, questo proprio…quando è troppo è troppo. Black Friday, un consiglio: comprate quel che volete e quel che vi serve quando vi pare. Purché siano i giorni e le settimane dopo e fuori Black Friday. Non ci si rimette nulla quanto a prezzi e ci si toglie lo sfizio di fare marameo a un marketing che ce li fa a fette, anzi a fettine.