Emmanuel Macron, presidente della Francia, durante un comizio con una espressione furba Emmanuel Macron, presidente della Francia, durante un comizio con una espressione furba

Elezioni in Francia col trucchetto del maggioritario e della desistenza

I risultati delle elezioni in Francia sono quasi un mistero se non si ha in mente il trucchetto del loro sistema elettorale. E il gioco chiamato desistenza.
Partiamo da alcuni numeri.
Marine Le Pen ha portato a casa 9.379.092 voti al primo giro del 30 giugno e 8.745.076   al ballottaggio del 7 luglio, con percentuali rispettivamente del 29% e del 32%.
Ciò vuol dire che solo un francese su tre la ha votata. Quello è il bacino dei voti per un partito nei sistemi occidentali, ecceziom fatta perUK e Usa. Così è in Italia per FdI, fu per Mussolini, Hitler, Togliatti e discendenti. E anche per De Gasperi, Franfani e Moro.
Melenchon rispettivamente ha avuto 8.995.226 voti e 7.005.503 ieri.
Mron 6.425.707 e 6.314.523.

Questa è la misura del consenso dei primi tre protagonisti della politica francese oggi.
Il risultato elettorale tradotto in seggi non riflette quei valori ma è frutto del sistema elettorale in vigore in Francia.
Non c’è il proporzionale come da noi ma il maggioritario. Ci sono 577 seggi da aggiudicare. I candidati competono per un seggio e solo per quello.
Al primo turno gli elettori dichiarano i propri sentimenti verso un partito e il suo candidato ma al secondo i giochi possono cambiare, se restano solo due candidati e gli altri si ritirano. Si chiama desistenza.
Marine Le Pen è caduta nella trappola di Macron il quale ha preferito far dilagare Melenchon piuttosto che lasciare vincere la Le Pen.
Torniamo ai numeri. Melenchon con 1,7 milioni di voti in meno della Le Pen ha ottenuto 53 seggi in più (178 vs 125). E Macron, con quasi 1,5 milioni di voti in meno di Le Pen, ne ha portato a casa 150, cioè 25 in più.
Ecco come il maggioritario (almeno in teoria) dà stabilità di governo ma consente una simile forzatura della volontà popolare.L’alternativa è data dal nostro proporzionale e dal proporzionale tedesco con alta soglia di sbarramento che però non evita cimplesse coalizioni.

Non se ne esce, se vuoi stabilità di governo devi violentare la volontà popolare, se rispetti la volontà popolare, hai la moltiplicazione dei partiti.

In Italia la sinistra andò al governo ai tempi dell’Ulivo di Prodi ma durò poco perché Bertinotti e Mastella simisero di traverso. Nella coalizione detta di destra sono più furbi anche se Salvini fa di tutto per tormentare la Meloni. Così Meloni si è inventata l’obbrobrio del remierto e del premio di maggioranza, parto di qualche genio che la circonda. Ma qualcosa dovrà fare da oggi al 2027.

I migliori sistemi restano quello inglese e quello americano.
In Gran Bretagna, la settimana scorsa il Labour si è aggiudicato 412 seggi su  650 con solo il 34% dei voti, così è negli Usa dove Trump fu eletto pur avendo preso meno voti della Clinton.
A Londra il re (presidente) nomina primo ministro il leader del partito con più seggi: è una forma di premierato che potrebbe piacere a Giorgia Meloni col vantaggio di essere rispettosa delle gerarchie.
A Washington il presidente è anche premier, sul modello del re d’Inghilterra di fine ‘700.
Il potere del presidente è bilanciato da un forte Parlamento. Il potere giudiziario in Usa è una espressione dei partiti, come si vede in questi giorni con la Corte Suprema.
Il potere giudiziale come complemento della Divina Trinità è una creazione italiana del 1948.
Il sistema francese è un po’ più ingarbugliato e il risultato lo si vedrà prossimamente.
Il padre della Le Pen ne fu vittima al suo tempo. Anche lui stava per vincere ma il sistema si chiuse attorno a Chirac: invece di mandarlo in galera lo confermarono presidente ponendo fine si sogni di gloria di Jean Marie Le Pen.

da Cronaca Oggi

Vatti a fidare dei compagni. Macron ha fatto vincere Melenchon con gli accordi di desistenza e ora quello vuole fare il primo ministro.  Melenchon non ha vinto le elezioni, ha preso meno voti della Le Pen:  al secondo tutno di ieri 7 005 503 voti contro  8 745 076 di Le Pen e contro i 6 314 523 di Macron, unico da una domenica all’altra a non avere perso voti.

Purtroppo sulle elezioni francesi imperversa una cattiva informazione, in Italia e in Francia e anche nei siti in lingua inglese. Solo Wikipedia presenta il quadro esatto.

Vorrei qui chiarire alcuni punti:

1 non c’è stata maggiore affluenza dal primo al secondo punto, anzi un calo, il record è rispetto ai precedenti secondi turni.

2 tutti i partiti hanno perso voti, anche la sinistra, tranne quello di Macron (solo 100 mila su 6,4 milioni);
3 per Le Pen ha votato un francese su 3, il che vuol dire che 2 su 3 non la volevano in partenza;
4 Melenchon ha preso meno voti di le pen ma più seggi;
5 la chiave è nel sistema elettorale francese, maggioritario a doppio turno: Macron lo conosce bene, ci ha puntato  e  ha vinto anche se non come partito ma come Francia.

Qui trovate tutti i nomeri
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da Cronaca Oggi

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