Detto questo, si deve anche dire subito che l’idea di una Rai privata al 100% o stile Enel è una idea folle e criminale.
Ben venga la minaccia se serve a tenere in riga i due rampolli. Ma si fermi lì, cara Signora.
In assenza di una politica organica di sostegno al settore, uno degli effetti devastanti del grillismo, una Rai privatizzata con un indice di affollamento pari a quello di Mediaset sarebbe il colpo da grazia per i giornali, certo quelli stampati ma quasi certamente anche quelli on line.
Colpo di grazia, perché già le finanze dei giornali oggi sono massacrate da internet: il passaggio dei lettori dalla carta a pagamento al telefonino gratis. E soprattutto il quasi monopolio che i grandi diffusori di informazione come Facebook e Google hanno stabilito sulla pubblicità.
Anticamente, a volere la Rai privata erano i nemici di Berlusconi.
Ora si è aggiunta Giorgia Meloni seguita, forse, da un ministro della Economia affamato di soldi. Deve tagliare il debito dello Stato e evitare una patrimoniale che la sinistra propugna ma nessuno vuole perché foriera di tragedia elettorale (Margareth Thatcher finì la sua carriera politica per aver voluto imporre una tassa sulla casa).
Forse Meloni agita lo spauracchio per mettere in riga Forza Italia.
Dubito anche che si arriverà a una privatizzazione completa.
Privatizzare vuole dire cedere il controllo della più grande macchina di propaganda dallo Stato e quindi dai partiti a un soggetto terzo. Per quanto amico, il nuovo proprietario penserà sempre prioritariamente ai propri interessi e seguirà le proprie idee.
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