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Bonus edilizi, clienti o elettori? I primi hanno sempre ragione, i secondi no quando adorano il gratis

Bonus edilizi, un buon campo dove verificare dal vivo se l’elettore ha sempre ragione. Perché? Perché la decisione di pubblico e generale interesse, la scelta di salute finanziaria, l’atto obbligato e responsabile di buon governo di bloccare la circolazione e “stampa” della moneta parallela fatta dei crediti fiscali costerà a Giorgia Meloni e al suo governo consensi elettorali. Solo Carlo Cottarelli e Carlo Calenda hanno avuto dall’opposizione il coraggio politico di dire che il blocco della cessione dei crediti fiscali originati dai bonus edilizi è cosa buona, giusta e necessaria.

Giorgia Meloni ha spiegato con chiarezza: ad oggi lo Stato deve onorare 120 miliardi di crediti fiscali, ad oggi questi crescono di tre miliardi al mese, continuando così l’onorare i crediti fiscali si mangia tutti i margini di cassa pubblica del 2023 e quindi niente per nessuno nella prossima legge di Bilancio, tutto va a pagare i crediti fiscali, bonus edilizi finora costati in media 2000 euro a contribuente, a parte i nove miliardi di bottino, arraffo e truffa per lavori mai fatti e fatture farlocche, il gratuito non esiste. Gli elettori saranno contenti? Mica tanto, alcuni proprio no.

Il corto circuito bonus edilizi

Gli elettori hanno sempre ragione? Quelli sono i clienti. Elettore e cliente coincidono? Per la quasi totalità della politica, della comunicazione e della pubblica opinione la risposta è sì, coincidono. E qui, in questo coincidere e sovrapporsi dell’identità di cliente ed elettore, che si innesta e costantemente scatta un corto circuito. Eccolo: agli elettori chi chiede il voto non promette, garantisce (!) l’impossibile. Assicurando e giurando che l’impossibile è tale solo per menzogna di un qualche nemico del popolo. Può fare altrimenti, può rivolgersi all’elettore come cittadino da informare delle compatibilità e dei doveri oltre che dei diritti? Mica tanto, anzi per nulla. Gli elettori esigono, proprio come farebbero i clienti, l’impossibile. O almeno esigono robusti sconti sul reale. Quindi votano chi garantisce l’impossibile che loro stessi esigono. Poi l’impossibile non può diventare e non diventa azione di governo e allora i clienti cercano un altro negozio della politica che assicuri di avere in magazzino la merce dell’impossibile, quella vera.

Il gratuitamente, cosa altro se no?

Un esempio di scuola, un classico del corto circuito, anzi del circuito corto in cui gira la volontà popolare espressa in forma elettorale è appunto la storia istruttiva del rapporto tra voti espressi e il “gratuitamente”. Beppe Grillo ha recentemente definito Giuseppe Conte una sorta di mago. La magia: aver resuscitato nelle percentuali elettorali M5S nelle elezioni in cui Giorgia Meloni e Fdi sbancavano e facevano (quasi) da asso piglia tutto. E come ha fatto la magia Giuseppe Conte? Con un classico che non tramonta mai ma oggi ha raggiunto livelli di quantità e qualità mai visti: il “gratuitamente”. Rifarsi la casa gratuitamente, distribuire il reddito di cittadinanza gratuitamente, aumentare i salari gratuitamente, perfino la transizione energetica gratuitamente. Il gratis al cliente piace da morire, e come potrebbe essere altrimenti? Se il cliente e l’elettore coincidono nella loro natura e sostanza, allora il gratis lo votano eccome. Lo votano perché proprio perché impossibile. L’impossibile che esigono sia garantito. Altrimenti…”bomba sociale…aziende in ginocchio…famiglie allo sbando”.

L’elettore che si fa e si compiace e si realizza nella forma del cliente ha dunque sì sempre la meglio (la si può chiamare ragione ma in realtà è la meglio). La meglio sul buon governo e e l’interesse generale e collettivo. La meglio perfino sulla ragione intesa come scelta razionale e consapevole. Un altro esempio del corto circuito che la storia dei bonus esalta? Sono decenni che non c’è elettore che non implori, intimi, supplichi, esiga il “cambiamento”. Poi appena un governo, qualunque governo, prova o accenna a cambiare la zona confort o anche solo la stasi di una qualsiasi corporazione o mestiere o territorio sociale, l’elettore del cambiamento riscopre la sua natura di cliente che si raccomanda al distributore di leggi perché il cambiamento, beninteso, non lo riguardi. A meno che non sia un saldo e stralcio, uno sconto, un bonus. Non sono gratuiti? Ma davvero…

Mino Fuccillo

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