Foto Ansa
Agli umani piace un sacco credere, fermamente credere, in ottima fede giurare su ciò che viene a loro vantaggio. Deve essere una radicata attitudine evolutiva. Ad esempio è pieno di cittadini, proprietari di case e operatori dell’edilizia soprattutto, che sono convintissimi e certissimi che quando lo Stato ti paga i lavori a casa tua quello stesso Stato ci guadagna. E, se non proprio lo Stato, ci guadagna la collettività, l’economia, il Pil. I Bonus fanno Pil, si ripagano da soli: la lieta novella percorre strade, viali e circonvallazioni e autostrade in cui l’opinione pubblica corre. E pure piazze e parcheggi in cui sosta, anche lì la trovi la certezza che il tuo vantaggio di vederti casa rifatta con i soldi pubblici sia un vantaggio per tutti. Manca poco che qualcuno dica: lo abbiamo fatto per voi a prenderci quei Bonus.
Qualcuno in realtà lo dice: c’è un leader politico (forse presto saranno due) che ha teorizzato ed esposto la gratuiecoconomy. Funziona così: la spesa privata viene finanziata dalla cassa pubblica e diventa quindi spesa effettuata “gratuitamente”. Poi le maestranze che lavorano alla ristrutturazione edilizia della casa beneficiata dal Bonus si prendono un caffè, si fanno un panino, si comprano un martello e il proprietario di casa i soldi che non spende per rifarsi casa magari ci si fa un motorino, una vacanza…Il laboratorio politico-culturale della gratuieconomy è in fondo lo stesso che a suo tempo vantò la sia prima scoperta: il Pil aumentava perché faceva caldo e la gente accendeva i condizionatori. Di certo però la gratuieconomy è una religione dolce, garantisce salvezza e ristoro a tutti. E quale rivelazione! Lo Stato paghi il conto a fine pasto e i pasti saranno non solo gratis ma si moltiplicheranno. Ma davvero? Al Sole 24 ore hanno fatto i conti, con alla mano le cifre Istat e Banca d’Italia. Risultato? Per ogni 100 euro di spesa nelle ristrutturazioni edilizie ben trenta (30!) centesimi di incremento di Pil. I pasti son gratis dunque per chi si fa casa nuova con i soldi di Stato e alla collettività resta una microscopica mancia.
Rimborsi fiscali da bonus ceduti e circolanti: se li puoi far girare, cedere, scambiare allora sono di fatto moneta di scambio, moneta parallela. Che si può spendere qui e oggi, subito. E non negli anni, cinque o dieci che siano, dei tempi del rimborso fiscale non ceduto sul mercato. Quindi i rimborsi fiscali da bonus edilizi se cedibili sono spesa, spesa qui e adesso, nell’anno in cui vengono ceduti e circolano. Spesa e non mancata entrata nei prossimi cinque o dieci anni. Quindi alla collettività che secondo gratuieconomy ci guadagna vengono accollati 80 miliardi di spesa, qui e ora. Che fanno salire il deficit pubblico 2022 e, se la moneta bonus avesse continuato a circolare, avrebbero fatto salire il deficit pubblico 2023 a livelli che null’altro sarebbe rimasto nella casse pubbliche per pagare altro che non fosse stato il rifarsi casa.
Capita, non di rado, di sentire: sarà pure una spesa che non si ripaga da sola, ma lo facciamo per l’ambiente, l’ambiente casa, le case degli italiani valgono pure una spesa. Le case di italiani rifatte a spese pubbliche ammontano finora al 3,1 (sì, 3,1!) per cento degli immobili. Costo a spanne finora a carico dello Stato: 120 miliardi. Per rifare le case degli italiani tutti ad occhio il costo sarebbe di appena 2.300 (duemilatrecento!) miliardi. E che ci vuole? Basta che per circa quattro anni filati lo Stato non prenda un euro che è un euro di tasse e siano tutti e solo rimborsi fiscali.
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