ROMA – Giuseppe Turani ha pubblicato questo articolo anche su Uomini & Business col titolo “Da Fed e Bce un salvagente ai mercati”.
Grande rimbalzo ieri delle Borse.Rimbalzo basato, in un certo senso, sul niente. L’economia non è cambiata e i problemi sono gli stessi di prima. Semmai l’attentato di Parigi ha fatto capire che il mondo è un po’ più complicato di come si credeva.
Ma torniamo alle Borse. Il rimbalzo, che forse proseguirà anche nei prossimi giorni (magari con qualche alternanza) ha all’origine le due banche centrali più importanti del mondo: l’americana Federal Reserve e la Banca centrale europea.
La prima ha pubblicato le minute dell’ultima riunione del Fomc (Federal open market committee) che è l’organismo della Fed che decide sulla politica dei tassi di interesse. E lì gli operatori hanno potuto leggere che il rialzo del costo del denaro negli Stati Uniti avverrà probabilmente non prima dell’aprile prossimo e sempre che i dati macro dell’economia rimangano positivi come oggi (in questo momento di registra una velocità di crescita del 5 per cento all’anno). Quindi ci sarà ancora qualche mese per attrezzarsi e per adottare la giusta strategia da parte dei mercati.
In Europa la Bce ha superato tutte le resistenze che c’erano state fino a ieri e ha dichiarato di essere pronta a comprare (con soldi stampati freschi freschi) anche titoli di Stato. Il che significa disinnescare la possibile bomba greca, che così non avrà più ragione di piantare grane (anche se dovesse vincere la sinistra). Inoltre, la Bce ha lasciato capire che ci sarà un po’ di ossigeno anche per gli altri paesi dell’area mediterranea che sono un po’ in difficoltà con i loro bilanci.
Insomma, ancora una volta si verifica che le banche centrali non vogliono crisi e che sono quindi disposte quasi a tutto pur di tenere i mercati e le economie in uno stato di tranquillità. Infine, continuano a circolare le voci secondo cui la Germania non sarebbe contraria a qualche ammorbidimento nei confronti del debito della Grecia.
Crack improvvisi e imminenti sembrano così evitati. Ma per ora rimaniamo con gli Stati Uniti che corrono davvero e con un’Europa che invece fa fatica a muoversi.
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