Il sospetto che dietro Brexit ci sia la Russia di Vladimir Putin è accreditato negli ambienti dell’intelligence americano che indagano anche sui possibili ricatti che i servizi ex sovietici possono esercitare sul presidente Donald Trump.
I sospetti affiorano, riferisce Giampaolo Scacchi, sui giornali americani.
Nell’arte dello spionaggio e del ricatto, la storia, oltre ai romanzi, i servizi segreti prima zaristi, poi sovietici, ora russi, sono rinomatamente maestri. Alcuni casi sono emersi nella cronaca internazionale.
Nota Giampaolo Scacchi: in una rete complessa, che sembra all’apparenza legittima, spesso i russi mischiano operazioni finanziarie con il sotterfugio politico mirato a ottenere dei risultati.
Un esempio di come potrebbe operare la Russia dietro le quinte può essere costituito dalla campagna a favore di Brexit in Gran Bretagna, che ha preceduto di qualche mese le elezioni americane del 2016. L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea è coerente con l’obiettivo russo, vecchio di decenni, di dividere le nazioni occidentali e la Russia e ha trovato volenterosi alleati nell’estrema destra britannica.
Oltre a utilizzare i social media per influenzare il referendum nazionale, i funzionari russi diverse volte avrebbero avuto incontri segreti con Arron Banks, il milionario uomo d’affari britannico co-fondatore della campagna Leave EU, che ha sostenuto la Brexit con la più grande donazione nella storia politica della Gran Bretagna.
Da alcuni documenti emerge che i russi avrebbero discusso un accordo sull’estrazione dell’oro con Banks che avrebbe potuto fruttare diversi miliardi di dollari. Potrebbe sembrare assurdo che un referendum nazionale che ha cambiato il corso della storia britannica sia stato determinato da un’operazione segreta russa. I conservatori britannici hanno respinto i sospetti di un possibile coinvolgimento russo, bollandoli come “teoria della cospirazione”. Tuttavia la cospirazione sembra sia stata molto concreta.
Per questo anche in Italia si sono alzate voci preoccupate quando la propaganda anti europea e sovranista della Lega di Matteo Salvini appariva tutt’affatto coincidente con gli obiettivi russi, come ricorda Giampaolo Scacchi.
E ci fu chi scrisse anche esplicitamente che era lecito ogni sospetto, specie dopo lo scandalo delle intercettazioni ne bar dell’hotel Metropol di Mosca.