Fa caldo, molto caldo. In molte città italiane si superano i quaranta gradi. Ma invece di discutere e trovare una immediata soluzione al problema, il nostro Paese si divide in favorevoli e contrari.
C’è chi strilla contro coloro che finora sono stati con le mani in mano e c’è al contrario chi punta il dito nei confronti dei cosiddetti negazionisti che speculano sul problema per gettare fango sulle istituzioni.
La solita battaglia politica? Certo, come sbagliarsi. Da una parte si parla di intossicazione ideologica; dall’altra di menefreghismo e di superficialtà quando il mondo intero si occupa di un fenomeno così allarmante.
E’ un interrogativo che risale a migliaia di anni fa: già nella Bibbia se ne fa menzione e ci si divide tra quelli che amano il caldo e altri che soffrono il freddo. Però, oggi il problema è un altro e ci si accapiglia fra maggioranza e opposizione solo per fini ideologici. Cosicché, si tralasciano quegli interrogativi che potrebbero salvare in qualche modo l’attuale situazione per darsele di santa ragione e dimostrare che la ragione è da una parte o dall’altra.
È la solita storia del pastore, potremmo dire rubando l’affermazione alla lirica. Ci si accapiglia invece di studiare il caso e trovare una via comune che possa alleviare almeno quello che oggi affligge milioni di persone che soffocano in casa e non sanno come difendersi.
Non è uno scontro passeggero: in estate, la politica-politica va in vacanza e gli argomenti per criticare sono pochi. Così, questo braccio di ferro sul clima viene a proposito per strappare un titolo a più colonne su un giornale o rubare pochi secondi in un talk-show.
Eppure l’Onu è piuttosto esplicita sul tema. Ritiene che le modificazioni climatiche debbono essere tenute nel giusto conto per trovare i rimedi necessari. Parole chiare che non hanno bisogno di essere commentate.
Al contrario, che succede nel nostro bel Paese? Si combatte fra i negozianisti e i sostenitori di un problema che non può essere rimandato a meno che non si voglia “regalare” alle generazioni future una vita d’inferno.
In parole semplici, tutti insieme dovremmo agire per evitare che i nostri figli o i nostri nipotini ereditino un mondo che difficilmente saprà salvarsi da un clima insopportabile.
Il fatto è che già oggi paghiamo le conseguenze che ora ci troviamo a combattere: “mors tua vita mea”, direbbero i nostri padri latini. Ed allora via senza scampo. Il clima moderato vuol dire anche turismo. In Europa, in specie quella del sud, si va alla ricerca di ospiti che portano ricchezza. Italia contro Grecia, Spagna contro Croazia.
E chi vuole il male dell’Italia ne approfitta. Ad esempio un ministro tedesco che non vale di nominare. Rivolgendosi ai suoi concittadini, consiglia loro di non venitre da noi perché la temperatura è insopportabile.
Perchè tanta acredine? Bisognerebbe chiederglielo, ma da Palazzo Chigi non si ha nessuna risposta, non la merita.
Allora, invece di usare parole senza significato, uniamo le forze, niente più litigi fra maggioranza e opposizione, ma solo un obiettivo comune. Ce ne saranno grate le generazioni che vivranno alla fine del duemila.