Camera: 357 Sì, ma anche no. 125 No, ma anche sì. Si vota d’affetto e di rancore

Camera: 357 Sì, ma anche no. 125 No, ma anche sì. Si vota d'affetto e di rancore
Camera: 357 Sì, ma anche no. 125 No, ma anche sì. Si vota d’affetto e di rancore

Perfetto l’incipit di Mattia Feltri su La Stampa: “E’ finita per 357 sì (o sì-ma o si-se-o sì forse) a 125 no (o no-ma o no-se o no-forse”. E’ finita così la votazione su una riforma costituzionale, quella del Senato e dei poteri delle Regioni. Ma sono parecchi quelli che hanno votato pensando e curando tutt’altro che il Senato, le Regioni, lo Stato, la Costituzione…

Tra i 357 sì alla riforma voluta da Matteo Renzi ci sono 23 deputati del Pd che hanno fatto sapere per iscritto che è l’ultima volta che votano sì a qualcosa di Renzi. I 23, con più o meno a capo, Bersani fanno sapere per iscritto che la riforma del Senato di Renzi più la legge elettorale di Renzi insomma se non è dittatura poco ci manca. Ragion per cui quando a maggio si voterà l’Italicum o Renzi lo cambia e lo cambia di brutto o loro votano no. E…muoia Sansone con tutti i filistei?

Sì, quasi, insomma. Certo il governo il Pd non lo può far cadere, però “quello lì va fermato…”. Per fermare l’autoritarismo montante, per fermare Renzi i Bersani/Fassina/Cuperlo/D’Attorre/Bindi pongono la loro linea del Piave e della resurrezione nelle preferenze. Nel voto di preferenza che deve diventare la modalità esclusiva o quasi della prossima legge elettorale. Sì, proprio le preferenze, quela roba che il Pci e il Pds e i Ds e anche il Pd fino a ieri diceva essere la culla e il contagio del voto di scambio e della clientela. Ora invece il voto di preferenza è il baluardo della democrazia secondo il Pd di fede e professione anti Renzi.

Preferenze o almeno rinuncia da parte di Renzi nella legge elettorale ai cento capilista automaticamente eletti. Se però questi cento capilista del Pd non se li sceglie tutti Renzi ma ne delega la scelta di una trentina…quarantina..? a Bersani/Fassina/Cuperlo/Bindi/D’Attorre/D’Alema…allora, ecco è più democratica la legge elettorale. E comunque i Bersani etc vogliono fortissimamente vogliono l’Italicum venga riscritto alla Camera per ripassare al Senato dove loro contano di più. Come si vede, tutto e solo per la democrazia, solo la democrazia e niente altro che la democrazia.

Tra i 125 No alla riforma del Senato ci sono 17 deputati di Forza Italia che pubblicamente hanno scritto un testo dove si legge che hanno votato no solo per “affetto” a Berlusconi, per non fargli dispiacere nel giorno magari che lo condannavano per Ruby/Ostuni. Per affetto stavolta ma è l’ultima volta. Lo hanno scritto e ci tengono a far sapere che la legge che hanno bocciato con un No è la stessa che loro, proprio loro, hanno contribuito a scrivere. Poi però Berlusconi si è offeso perché Renzi ha eletto Mattarella senza passare per Arcore e allora…Allora Forza Italia fa come chi ha stabilito orario, luogo, regole modalità della partita. Poi, siccome non ti passano la palla, vai negli spogliatoi gridando alle regole capestro e bastarde.

Oltre ai 357 Sì e 125 No ci sono quelli che non hanno votato, anzi sono usciti dall’aula, quelli di M5S. Il Movimento ha autorevolmente spiegato che non partecipava al voto perché un Senato composto di rappresentanti delle Regioni e dei governi e assemblee locali in realtà è solo un porto franco, un modo per dare un salvacondotto, una immunità ai corrotti a livello locale. Che è un po’ come dire che se cambiano il senso di marcia alla strada sotto casa è per fregarti con la multa mentre sei distratto. Una chiave di interpretazione del mondo possibile quella di M5S, peraltro non nuovissima, la si ritrova ad esempio nel classicissimo: le donne sono tutte…tranne mia madre, mia sorella e mia moglie.

Eccola la Camera dei deputati di fronte ad una riforma costituzionale, eccoli i partiti nel loro interno travaglio. Poi dice che a uno gli passa la voglia. Concludiamo ancora con il bravissimo Mattia Feltri: “gli strettamente berlusconiani guidati da Renato Brunetta sul no ma recente…i fittiani sul no antico…i verdiniani sul no oggi, domani sì…i riformisti non verdiniani…e Bindi e Cuperlo il cui sì sarebbe presto diventato un no…però la responsabilità…la stessa che aveva spinto Stefano Fassina ad uscire dall’aula…e il fiuto del gol di M5S rimasti a girarsi i pollici…se al lettore la cronaca dovesse ormai apparire etilica…”.

E dire che Feltri per completezza avrebbe potuto individuare in aula i barlumi dei “tosiani” contrapposti ai “salviniani”. Si vota, si è votato, si voterà: d’affetto e di rancore che, come si sa, sono le virtù cardinali della democrazia e dell’interesse generale.

 

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