Campagna elettorale? no, lotta senza quartiere: dopo le elezioni sarà peggio, di questo abbiamo bisogno?

di Bruno Tucci.
Pubblicato il 26 Maggio 2024 - 09:05
Campagna elettorale? no, lotta senza quartiere: dopo le elezioni sarà peggio, di questo abbiamo bisogno?Campagna elettorale? no, lotta senza quartiere: dopo le elezioni sarà peggio, di questo abbiamo bisogno?

Paolo Gentiloni

Ora non è più una campagna elettorale. Sarebbe improprio definirla così. E’piuttosto uno scontro vero e proprio dove non si bada più a difendere programmi e idee, ma solo a far male all’avversario per cercare di metterlo KO. Campo largo? Nemmeno a parlarne sarebbe ridicolo solo ricordarlo. Alleanza della triade a destra? Soltanto in apparenza perché poi, alla fine, ognuno bada ai fatti suoi infischiandosene di quel che pensa l’amico politico. Tutto per colpa del sistema proporzionale che deciderà il voto europeo? Sarebbe troppo comodo credere che questo avvenga per un periodo breve che terminerà subito dopo le scelte europee.

La verità è che oggi stanno venendo a galla tutte quelle divisioni che i partiti hanno voluto fin qui nascondere. A sinistra e a destra. Basta dare un’occhiata ai quotidiani degli ultimi giorni. Scoppia la bagarre tra i progressisti perché si scopre che uno dei capisaldi del governo Conte non aveva il minimo fondamento. L’ex presidente del consiglio si vantava di aver ottenuto gli svariati miliardi del Pnrr dopo una battaglia con Bruxelles durata quattro anni. Ed a sbugiardarlo non è un esponente della maggioranza in cerca di gloria, ma Paolo Gentiloni, il commissario europeo degli affari economici che svela che tutto fu dovuto ad un algoritmo. Avete letto bene, queste sono le sue parole.

Nessuno ha dimenticato che il nostro uomo politico è un autorevole rappresentante del Pd, cioè di un partito che insieme con i 5Stelle vorrebbe sconfiggere a tutti i costi la maggioranza e mettere all’angolo Giorgia Meloni. Creare cioè un’alleanza che, servendosi anche degli altri cespugli che gravitano a sinistra, sia in grado di mandare a casa chi guida oggi il Paese. Solo chiacchiere, perché tra Giuseppe Conte e Elly Schlein non corre certo buon sangue. Sono l’un contro l’altro armati per dimostrare di essere il vero protagonista e quindi il numero uno dell’opposizione. E’ un braccio di ferrro che durerà pure dopo il voto europeo e non si vede perciò all’orizzonte una coalizione che non può più definirsi campo largo, ma piuttosto un piccolo spazio dove si gioca a paddle.

Il tutto senza contare i tanti distinguo che vogliono dire correnti nel pd. Non sono pochi, infatti, che si augurano un flop alle europee per dare una spallata definitiva alla rivoluzione della segretaria. Per dirla in breve, se Elly non raggiungerà quel venti per cento necessario per avere una rappresentanza dignitosa a Bruxelles i suoi giorni sarebbero contati perché contro avrebbe anche dirigenti come Orlando, Franceschini, lo stesso Gentiloni.

Non crediate che a destra la situazione sia migliore, anche se per Giorgia spira ancora un vento favorevole. Ogni giorno la premier si deve guardare dalle iniziative di Matteo Salvini, il quale teme una sonora sconfitta che significherebbe per lui la poltrona di via Bellerio; oltre ai distinguo di Antonio Tajani su alcuni problemi di fondamentale importanza. Lo stesso ministro degli Esteri non vive giorni tranquilli perché Alessandro Mussolini (tanto nomini) si schiera apertamente a favore della libertà sessuale dicendo in poche parole che il ministro Eugenia Maria Roccella deve cambiar parere in nome di un modernismo che non può più attendere.

Il cuore del problema per la maggioranza è comunque un altro: nella battaglia per ottenere il secondo posto dopo il dilagare delle preferenze per la Meloni. Se, infatti, alla consultazione dell’otto e il nove giugno, Forza Italia dovrebbe avere la meglio sulla Lega si aprirebbe uno scenario diverso, perché probabilmente Matteo Salvini dovrebbe gettare la spugna per la sconfitta che vorrebbe significare un clamoroso addio ai risultati della Lega.

Allora, che cosa succederà nel nostro Paese dopo le europee? Un interrogativo di non facile soluzione che solo il voto di Bruxelles potrà dipanare. Un’Europa diversa che voglia contare molto di più nel mondo; oppure un Continente che continuerà ad essere una ruota di scorta nel panorama politico mondiale? Se non si vuole questa seconda ipotesi sarà importante smetterla in Italia di dividersi e di trovare una qualsiasi scusa per polemizzare.