Capodanno in guerra, il Papa ricorda i conflitti del Mondo, attacchi ai cristiani in Nigeria e la guerra in Sudan
Capodanno, c’è anche l’altra faccia della medaglia. Ok concerti e fuochi d’artificio ma molti Paesi sono in sofferenza, come ha ricordato Papa Francesco dalla finestra del Palazzo Pontificio nell’ultimo Angelus dell’anno.
Ha, come sempre, non solo a Capodanno, ricordato la “martoriata “ Ucraina e il conflitto in Medio Oriente che vede israeliani e palestinesi coinvolti in un bagno di sangue senza fine. Ma stavolta ha aperto il suo appello alla pace con la Nigeria alle prese con una tragedia infinita.
A Natale c’è stata una strage di cristiani con 170 morti. Il massacro islamista è avvenuto tra il 23 e il 26 dicembre; nel Paese si concentra l’89% di fedeli uccisi nel mondo dove i perseguitati sono 360 milioni. Tra parentesi: il 2023 ha registrato 2.110 attacchi a chiese ed edifici cristiani. L’anno prima erano stati calcolati 5.621 cristiani ammazzati. Il trend è questo. Purtroppo.
GUERRA CIVILE IN SUDAN
È una delle tante guerre dimenticate. Il Pontefice ha colmato la lacuna mediatica ricordando al mondo un conflitto brutale, sanguinoso,infinito. È il caso di ricordare che in Sudan siamo già alla terza guerra civile.
Quella in corso è scoppiata 8 mesi fa fra fazioni rivali della giunta militare sudanese. Una lotta interna tra l’esercito regolare e il gruppo paramilitare RSF, le forze di intervento rapido guidate dal generale Mohamed Hamdam Dagalo, nativo del Darfur, provincia storica del Sudan nel deserto del Sahara, teatro di una guerra (2003-2010) da molti definita un “genocidio” (300 mila morti, quasi 3 milioni di persone finite nei campi profughi).
Ora questa nuova ondata di conflitti e violenze. Amnesty international riferisce di “orrori inimmaginabili”. Anche a Capodanno.
DALL’UE E ITALIA DECINE DI MILIONI DI EURO
E questa guerra riguarda anche noi: molti hanno dimenticato che la UE e l’Italia versano al Sudan milioni di euro in cambio della “cooperazione” sui migranti. Milioni che finiscono nelle tasche del generale Dagalo. Così almeno denunciano, da anni, le ong per i diritti umani. Si tratta di finanziamenti siglati con un accordo presentato a Roma in pompa magna.
L’interesse italiano è chiaro: per la sua posizione, il Sudan può fare da muro ai flussi che dal Corno d’Africa ( Somalia, Etiopia, Eritrea ma anche dallo Yemen) puntano dritti alla Libia e da qui alle nostre coste. Nel quadro dell’accordo c’è un fondo creato dalla Ue allo scopo di “curare” alla radice le cause che spingono le persone a migrare.
Il fondo e’ di ben 217 milioni di euro di cui 13 dedicati specificatamente a vari progetti di gestione della migrazione. Ma purtroppo molte testimonianze riferiscono che molti di questi finanziamenti finiscono alle milizie delle RSF. Per loro la migrazione è diventata un business.
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