Deporre le armi fin dopo il Capodanno sarebbe stata un’impresa troppo ardua. E così ci risiamo: due giorni, forse meno, è durata la tregua politica. Solo il tempo per una tazza di camomilla.
Come al solito, il primo problema riguarda le due donne più famose del nostro Paese: Giorgia Meloni e Elly Schlein. Ormai siamo in piena campagna elettorale.
Nonostante le elezioni europee siano a giugno, la guerra a distanza è ripresa alla grande perchè gli schieramenti dipenderanno molto dalle due contendenti.
Che farà il presidente del Consiglio? E la segretaria del Pd? Si candideranno per farsi eleggere?
Potrebbero sembrare interrogativi banali, ma non lo sono. La prima inquilina di Palazzo Chigi è incerta, perchè presentarsi potrebbe significare un grande salto nel buio.
Certo, averla come capolista a quell’importante appuntamento vorrebbe dire avere un candidato di tutto rispetto che potrebbe portare alla vittoria non solo lei, ma tutto lo schieramento che rappresenta.
Però, il voto è sempre una incognita, non si sa mai, ogni previsione potrebbe risultare fasulla. Allora, meglio tirarsi indietro sopratutto per dare la possibilità ai tanti esponenti di Fratelli d’Italia di poter conquistare un seggio a Bruxelles.
Un discorso parallelo, anche se non identico, è quello di Elly. Già nel suo partito soffre di non pochi distinguo. Le correnti si fanno la guerra, c’è chi non vede di buon occhio la segretaria ed è quindi contro una sua partecipazione come capolista alle europee.
Non è il solo problema: la Schlein deve pure vincere quella che si potrebbe definire una battaglia sul genere. Partecipando lei, molte donne del Partito democratico avrebbero poche possibilità di essere elette.
Un altro braccio di ferro, dunque, che poi potrebbe avere i suoi riverberi in futuro quando il partito dovrà scegliere chi far sedere sulla poltrona più prestigiosa di via del Nazareno.
La tregua di Natale non ha riguardato solo Elly e Giorgia. Gli interrogativi politici sono tanti, uno dei quali, forse il più delicato, riguarda Forza Italia. Era scontato che una volta venuto a mancare Silvio Berlusconi, la sua eredità politica l’avrebbero voluta in tanti.
Antonio Tajani è stata una scelta momentanea, i nodi al pettine sarebbero arrivati dopo. Quali? Innanzitutto, le direttive del partito. Alleati di Meloni e Salvini oppure no, vista la visione assolutamente europeista del dopo il Cavaliere?
Le sirene del centrismo non sono poche. Coloro che vorrebbero il ritorno “di una quasi Democrazia Cristiana” sono tanti.
Ed ecco intervenire a gamba tesa Matteo Renzi, il quale ha una sola speranza di poter rimanere in Europa: strappare preferenze a quelle forze che non vedono di buon occhio una destra così schierata e divisa anch’essa tra l’oltranzismo della Lega e una più moderata visione dei seguaci di Giorgia.
Riuscirà Renzi a strappare voti ai delusi? Forse si, perchè una consistente corrente di Forza Italia non comprende l’atteggiamento di Tajani sul superbonus. Il vice premier e ministro degli Esteri vorrebbe non abolirlo del tutto per evitare una crisi del settore.
I suoi iscritti, contrari a questa idea, gli mettono sotto gli occhi le decine di miliardi che il superbonus è costato allo Stato. Si vuol,ripetere un errore del genere e far piangere altre lacrime amare al bilancio del nostro Paese?
Infine, l’ultima perla riguarda proprio il giorno di Natale, perchè gli esponenti di Europa Verde (i seguaci di Angelo Bonelli e Nicola Fratojanni), hanno avuto l’ottima idea di rivedere – secondo loro – il Presepe.
Non più Giuseppe, Maria e il bambinello; ma due madri, due padri o soltanto una madre. “Una libertà di scelta”, l’hanno definita rivoluzionando i princìpi della Cristianetà. Sara necessario ricordarlo quando a giugno si dovrà deporre la scheda nell’urna.