La Corte Costituzionale ha sbagliato

Con straordinario tempismo i giudici di Milano hanno rifilato l’ennesimo avviso di garanzia, o meglio “invito a comparire”, appena è stata sfornata la sentenza della Corte Costituzionale sul legittimo impedimento. Saranno quindi loro a decidere – in caso di rifiuto del premier per ragioni del suo ufficio – se gli argomenti di governo sono più o meno importanti del conoscere la verità sulle imprese dell’ex minorenne Ruby in quel di Arcore. Pare siano in possesso, ha scritto qualcuno, di una prova regina, una specie di “pistola fumante”… ( in realtà i giornali non hanno parlato di pistola). Ecco il primo risultato pratico della sciagurata decisione della Consulta. Altri ne seguiranno.

Eppure per Giorgio Napolitano quella della Corte Costituzionale sul legittimo impedimento sarebbe una sentenza “equilibrata”. Con tutta la stima e il rispetto per il Presidente della Repubblica -che non mutano certo per questo- mi permetto di non essere d’accordo. Avrei preferito una sentenza netta e inequivoca di approvazione o bocciatura che avrebbe sicuramente facilitato le cose: questa decisione a metà, che sa tanto di compromesso, appare invece come fonte di nuove complicazioni. Per molte ragioni.

La Consulta ha affidato ai giudici che intendono processare il cittadino Berlusconi di stabilire se gli impegni del Presidente del consiglio Berlusconi sono tanto importanti da costituire legittimo impedimento o meno per essere presente in Tribunale. In questo modo i giudici di Milano, nella partita che da anni hanno ingaggiato contro il Cavaliere, assumono un doppio ruolo: sono giocatori e al tempo stesso arbitri. Se rifiutano, come hanno già fatto in passato, di considerare un legittimo impedimento un Consiglio dei Ministri straordinario avranno dunque ragione. Non sembra proprio una soluzione equilibrata.

Ma c’è di più, e va oltre lo stucchevole conflitto fra i magistrati milanesi e il Cavaliere. Si concede alla Magistratura il diritto di valutare e sindacare gli impegni del governo stabilendo quali siano da considerare indifferibili e quali no. Si tratta di un precedente pericoloso, che dovrebbe preoccupare non solo chi oggi è al potere ma anche chi spera di andarci in futuro, sinistra compresa. Meglio, molto meglio stabilire che anche il Presidente del Consiglio deve andare in tribunale quando il giudice lo convoca, che non questa soluzione pasticciata e pericolosa.

Sul piano pratico è ripreso il balletto al quale abbiamo assistito in questi anni ma con una novità in più. Se Berlusconi decide di non presentarsi in Tribunale per un impegno che ritiene un legittimo impedimento ed i magistrati di Milano ribattono che non lo considerano per niente tale, che succede? Si tratta di una decisione senza appello o il Cav. potrebbe rivolgersi a un livello superiore? E a chi e in che modo? Oppure andrebbe trascinato dai Carabinieri in Tribunale? Come si vede si passa da un pasticcio all’altro, con il rischio di far scattare la prescrizione mandando in cenere le tante inchieste milanesi. Se il legittimo impedimento fosse stato approvato, i tempi della prescrizione si sarebbero invece fermati, per poi riprendere a trascorrere quando Berlusconi non sarà più capo del Governo.

Sul piano politico le cose sono solo più difficili ma non cambiano di molto. Il Cavaliere continuerà a cercare di allargare la propria esigua maggioranza alla Camera, sbandierando la sua opposizione alle elezioni anticipate fino a quando non troverà conveniente addossarne la responsabilità a qualcun altro. Fini continuerà a remare contro tifando per i magistrati ma sorvegliato da Casini. Bersani farà la voce grossa, come sempre, ma avrà più problemi ancora sul piano interno. Di Pietro, invece, porta a casa il referendum ammesso dalla Consulta proprio sul legittimo impedimento. Non è poco. Di Pietro vuole le elezioni anticipate e sa bene che il sistema più comodo per evitare il suo e gli altri referendum è proprio quello di indire una bella campagna elettorale.

Per tutti questi motivi, non mi sento di condividere l’autorevole definizione del Capo dello Stato sulla decisione dei giudici della Corte Costituzionale. A mio parere hanno sbagliato.

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