Moro e gli “amici” democristiani. Con il trascorrere dei 55 giorni la tensione salì a livello massimo, circolavano notizie inverosimili, esplodevano i contrasti. In gioco c’era la vita di un innocente che subirà anche il tradimento di quelli che si professavano suoi amici. Il 25 aprile nella sede del Partito in Piazza del Gesù venne distribuito ai giornalisti un documento che Leonardo Sciascia definì “mostruoso”.
Una cinquantina di persone che si dicevano “amici di vecchia data” del presidente della DC, “assicurano”. L’uomo che scrive a Benigno Zaccagnini. Che chiede di essere liberato dal carcere del popolo. E che argomenta sui mezzi per farlo, non è lo stesso uomo di cui sono stati lungamente amici. Al quale “per comunanza di formazione culturale, di spiritualità cristiana e di visione politica” sono stati vicini e che ha ispirato il contributo alla stesura della Costituzione repubblicana”.
Moro scriverà di essere “profondamente rattristato”. E che “non avrebbe creduto possibile il fatto che alcuni amici, da Mans. Zama all’avvocato Veronese ed altri, “senza conoscere né immaginare la mia sofferenza, non disgiunta da libertà e lucidità di spirito, abbiano dubitato dell’autenticità di quello che andavo sostenendo. Come se lo scrivessi sotto dettatura delle Brigate Rosse.
Moro: Perché questo avallo alla presunta mia non autenticità”?
Nella stessa lettera chiamava in causa il Segretario del PSI: ”Guai, caro Craxi, se una tua iniziativa fallisse”. È necessario spiegare “a questi ostinati immobilisti della DC che in moltissimi casi scambi sono stati fatti in passato. Ovunque, per salvaguardare ostaggi, per salvare vittime innocenti”.
Nel suo caso, invece, “la condanna a morte è sostanzialmente avallata dalla DC”. Quanto a Zaccagnini Moro sosteneva che “si limita a dare assicurazioni al Presidente del Consiglio che tutto sarà fatto come egli desidera”.
Moro giudica Flaminio Piccoli: se fosse al mio posto…
Pesantemente ironico quello che Moro scriveva sul presidente dei deputati democristiani. “E che dire dell’on. Piccoli, il quale ha dichiarato che se io mi trovassi al suo posto direi le stesse cose che egli dice e non quelle che dico stando qui”? Beffarda la conclusione. Moro affermava “Vorrei ben vedere che cosa direbbe l’on. Piccoli se si trovasse al mio posto”.
Moro ricordava le ultime elezioni del Presidente della Repubblica e il “terrore del valore contaminante dei voti comunisti sulla mia persona”. Che indusse Taviani e qualche altro personaggio del mio partito ad una sorta di quotidiana lotta all’uomo. Fastidiosa per l’aspetto personale che pareva avere. Tale da far sospettare eventuali interferenze di ambienti americani”.
Moro denuncia interferenze americane
Inoltre è noto che Paolo Emilio Taviani era stato uno dei fautori ed abbia dato concreta attuazione agli accordi tra governo e NATO. Per l’operazione Stay Behind, in Italia soprannominata “Gladio”. Moro era colpevole di voler realizzare la “Democrazia Compiuta”, di voler dare piena sovranità al paese rafforzandone il potere politico attraverso l’inclusione di tutte le forze parlamentari. Questo dava fastidio a molti.
Il prigioniero prendeva infine l’iniziativa con queste parole. ”Ho il potere di convocare per data conveniente e urgente il Consiglio Nazionale avendo per oggetto il tema circa i modi per rimuovere gli impedimenti del suo Presidente. Così stabilendo, delego a presiederlo l’on. Riccardo Misasi”.
Come era prevedibile, il Consiglio Nazionale della DC non fu convocato. Era ormai rottura completa all’interno della galassia democristiana. In poco tempo esploderà.
(8- Continua)
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