ROMA – Lasciamo da una parte, per un attimo, le volgarità che vedono in concorrenza Salvini e Di Maio. Col vice Presidente del Consiglio pentastellato che festeggia sul balcone di Palazzo Chigi con insolita frenesia, ma poi, freddamente, definisce “aguzzini” i governanti che l’hanno preceduto e “assassinio politico” il Jobs Act di Renzi. Non è da meno il focoso Salvini con i suoi “Me ne frego”, di mussoliniana memoria, e il pittoresco: ”Lo spread ce lo mangiamo a colazione”. Cerchiamo invece di ragionare su scadenze e obiettivi.
C’è la netta impressione che i due guardaspalle di Giuseppe Conte abbiano già iniziato la campagna elettorale per le europee del prossimo maggio. Salvini vuole raccogliere il frutto della sua innegabile abilità nel lanciare tempestivamente insulti e minacce: il più recente dei sondaggi conferma la Lega in maestosa crescita rispetto alle politiche. Passerebbe dal 17,3 al 32,2. Il leitmotiv della loro campagna elettorale sarà pertanto contro l’Europa, alla quale verrà imputata la crescita dello spread, il fallimento del reddito di cittadinanza, della Flat Tax e magari anche la mancata ricostruzione del ponte Morandi. Una campagna che solleciterà il nazionalismo e le inclinazioni più becere di alcuni settori dell’elettorato. Il Movimento a 5 stelle ha l’esigenza contraria: arginare l’emorragia di voti in direzione dei leghisti.
Un implacabile sondaggio sostiene che i grillini scenderebbero dal 32,6 al 29,8. L’interrogativo che si pone riguarda quello che succederà dopo le europee. Se i sondaggi di oggi fossero confermati le elezioni politiche anticipate, sarebbero difficilmente evitabili. Come si schiereranno i partiti e quali alleanze potrebbero essere formate tenendo conto della legge elettorale attualmente in vigore che prevede una sorta di premio di maggioranza al partito o alla coalizione che arrivano al 40 per cento? Se Lega e 5 Stelle, dopo aver governato insieme, si presentassero come coalizione , superando le resistenze e le forti perplessità di molti settori grillini, non ci sarebbe partita. Arriverebbero al 62 per cento con guida leghista. Se invece fosse ripresentata la coalizione di centro destra, sempre a guida salviniana, arriverebbe al 43,5 per cento. Un migliore risultato (45,5 per cento) avrebbe infine l’alleanza elettorale fra 5 Stelle e Partito democratico. Sostenere che c’è da essere preoccupati è un palese eufemismo.