L’ultima volta che ho parlato con Aldo Moro era il pomeriggio dell’8 marzo 1978. Con Giampaolo Pansa, grande firma di Repubblica, incontrammo da soli il Presidente democristiano. Attendeva l’ascensore che, nel Palazzo di Via degli Uffici del Vicario, portava alla sala dell’assembla dei gruppi parlamentari del partito. Doveva convincere senatori e deputati a votare la fiducia al nuovo Governo, che, per la prima volta, dopo il 1946, avrebbe avuto l’appoggio del PCI.
Lo tempestammo di domande senza alcun successo; era assai cortese come sempre ma non dava notizie.
Giampaolo Pansa tentò un ultimo assalto e gli domandò: “Ma lei, Presidente Moro, è ottimista o pessimista”.
Con un sorriso, mentre entrava nell’ascensore, se ne uscì con questa frase: ”Voi sapete bene che non mi abbandono mai a questo tipo di sentimenti”. Otto giorni dopo, il 16 di quel mese fatale, fu rapito e imprigionato per 55 giorni dalle BR e alla fine assassinato.
L’obiettivo che mi spinge a tornare sulle falsità e gli errori commessi è quello annunciato. Sgombrare il campo dalla retorica assordante che fece prevalere la linea della fermezza e che ha tuttora dei seguaci.
Fu decisa quando ancora non si sapeva se e cosa le BR avevano intenzione di chiedere, per liberare Moro. Andreotti blindò subito la posizione del Governo con una chiusura immediata, dura e senza appello.
Ci fu, inoltre, una notizia falsa sulla moglie di Moro che Sciascia ha definito “una atroce mistificazione”. Si scrisse che aveva detto: “Mio marito non deve essere barattato in nessun caso”. Un sorprendente assenso alla decisione di non trattare, decisa dal Governo. La signora Moro smentì immediatamente, ma i giornali e gli ultrà della fermezza continuarono a giocare sporco.
La fake news sulla moglie di Moro, internet non c’era ma funzionava già così
La frase per loro era bella, soprattutto utile. Doveva rimanere impressa nella mente degli italiani. Per ottenere questo sconcio risultato, scrissero che, anche se non aveva detto esplicitamente quelle parole, la moglie di Moro “ne era ben degna”. Perché erano sottintese “nella grande dignità civile del suo comportamento”. Sempre Leonardo Sciascia ha scritto nel suo libro “L’affare Moro” di aver provato un riverbero di vergogna continuando ad avere a che fare con la carta stampata” di casa nostra. Siamo in presenza di una vera e propria carognata.
Probabilmente anche per questo, la famiglia Moro prese ufficialmente posizione rivolgendo alla DC un “pressante appello”. Perché assumesse con coraggio le proprie responsabilità per la liberazione del suo presidente”. I familiari di Moro non solo giudicavano “del tutto insufficiente” l’atteggiamento del vertice democristiano. Ma lanciarono anche un duro avvertimento: “Sappia la delegazione democristiana, sappiano gli onorevoli Zaccagnini, Piccoli, Bartolomei, Galloni e Gaspari. Che con il loro comportamento di immobilità e di rifiuto di ogni iniziativa proveniente da diverse parti,ratificano la condanna a morte di Aldo Moro”.
Arrivarono a dire che Moro era impazzito
Il documento si conclude con un’affermazione ancora più pesante. Lamenta che Moro non riusciva nemmeno a prendere posizione “senza essere dichiarato sostanzialmente pazzo dalla quasi totalità del mondo politico italiano. E in prima linea dalla DC e da gruppi di “sedicenti” amici”.
La replica del Governo ai Moro la scrive due giorni dopo, di suo pugno, Giulio Andreotti. È agghiacciante. Il Presidente del Consiglio informa: “La richiesta di Craxi di trovare una soluzione umanitaria verrà esaminata “nei prossimi giorni”. C’era evidentemente del tempo da perdere con una ristretta riunione di ministri. “Assolutamente inutile poiché il Governo – sentenzia Andreotti – ha già deciso di non ipotizzare la benché minima deroga alle leggi dello Stato. E di non dimenticare il “dovere morale nel “ rispetto che si deve alle famiglie delle vittime i cui congiunti sono stati uccisi dai brigatisti”.
Giustizia è fatta!
E così, come vedremo, non solo i democristiani e i comunisti italiani ma anche gli americani di Henry Kissinger e i sovietici di Leonid Breznev verranno accontentati”.
(3- Continua)
Il primo articolo di Carlo Luna sul sequestro Moro.
Il secondo articolo è qua.