Cofferati: io voto Bersani. Esperienza un valore, Berlusconi neofita portò caos

di Sergio Cofferati
Pubblicato il 14 Novembre 2012 - 07:42| Aggiornato il 26 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA
Pier Luigi Bersani, segretario del Pd (LaPresse)

GENOVA – Mi capita abbastanza spesso di essere fermato per strada da persone che mi fanno domande, mi dicono la loro opinione su molti argomenti, mi raccontano le loro storie.

Nelle ultime settimane l’argomento prevalente, quasi totalitario, è quello delle primarie del centrosinistra. Le domande che mi vengono poste sono tre, in rigida e comprensibile concatenazione. Molto ampio è invece lo spettro dei commenti , come si può ben comprendere.

La prima domanda è: ma è necessario fare le primarie? Rispondo sempre: . È molto utile. Si tratta di un efficace esercizio di democrazia che consente a noi cittadini elettori di partecipare alle scelte dei partiti, in questo caso specifico a individuare il candidato o la candidata alla presidenza del Consiglio e della coalizione di centro sinistra.

Spero che le stesse modalità vengano, nei prossimi mesi, adottate per scegliere i candidati alle elezioni politiche evitando cosi candidature estemporanee paracadutate dall’alto e prive di sintonia con il territorio e il collegio. Per questo secondo esercizio democratico sarà importante conoscere la nuova legge elettorale, se ci sarà, perché, come si può ben comprendere, l’eventuale ripristino delle preferenze potrebbe cambiare la modalità delle primarie stesse.

La seconda domanda è: ma tu per chi voti? E io rispondo: per Bersani.

E a quel punto arriva la terza domanda, ovvia e impegnativa insieme: perché voti per Bersani?

Lo faccio per due ragioni distinte ma egualmente importanti nella mia personalissima valutazione.

La prima ragione è il programma, la proposta politica. la carta d’intenti chiamata Italia un bene comune, concordata dal Pd con Sel e Psi è una buona base programmatica riformista, in alcuni punti l’avrei desiderata più radicale, ma in ogni caso l’impianto è solido.

Il lavoro e il suo valore sociale sono ben tracciati,  l’idea di crescita sostenibile è chiara, l’equità, la solidarietà e la giustizia sociale sono scelte nette. Quella proposta dovrebbe impegnare Bersani, Vendola, Renzi, Tabacci e la Puppato. Senza dubbio alcuno il più attrezzato a realizzarla, con tutta la simpatia e l’affetto per Vendola, è secondo me Bersani.

Ho usato il condizionale relativamente all’impegno verso la carta d’intenti perché Renzi dispone di un suo programma distinto. La cosa crea un problema di rapporti interni al Pd che, dopo le primarie, andrà affrontato. A maggior ragione visto che la linea di quel programma è, del tutto legittimamente, di stampo liberal democratico, senza nessun apprezzabile contenuto riformatore.

Dunque diversa dalla carta comune ma anche eccentrica rispetto agli orientamenti del Pd. Per questa prima valutazione scelgo Bersani, perché sostiene una proposta riformista nella quale i valori della sinistra sono presenti e ben visibili.

Ma c’è una seconda regione. Il mestiere di Presidente del Consiglio è molto difficile e delicato. Chi si candida a farlo deve avere delle indubbie capacità e una robustissima esperienza amministrativa e governativa alle spalle. Non si possono saltare interi cicli di apprendimento, perché se non hai un’adeguata formazione puoi far male oppure aver bisogno obbligatoriamente di altri che ti sostituiscano nel prendere decisioni.

Il percorso formativo di Bersani è incomparabile se confrontato con quello degli altri: assessore e presidente di una grande Regione, Emilia Romagna, più volte ministro e poi segretario di un grande partito. Confesso di essere sorpreso e preoccupato della sottovalutazione che in molti commenti ho trovato sul tema dell’esperienza.

Certo Berlusconi non ne aveva e ci ha inflitto il governo azienda che sappiamo. La destra ha considerato una novità positiva la discesa in campo di un neofita molto ricco e spregiudicato. Noi no.

Questa volta, di nuovo alla vigilia di una scelta impegnativa, è utile che il merito e il saper fare in politica vengano riproposti.