Conte, Scalfari e il fattore Draghi. Che vede Di Maio che vede Gianni Letta

di Bruno Tucci
Pubblicato il 12 Luglio 2020 - 14:37 OLTRE 6 MESI FA
Conte e il fattore Draghi (Mario, nella foto), che vede Di Maio che vede Gianni Letta

Conte e il fattore Draghi, che vede Di Maio che vede Gianni Letta

Non può essere ufficiale, naturalmente, ma tutto fa pensare che siano iniziate le grandi manovre per il dopo Conte.

Aspettando le sue dimissioni? Niente affatto. Con una vera e propria guerra che dovrebbe portare alla sua sostituzione. Con chi? Vogliamo dire con quale uomo e con quali forze politiche creare un nuovo esecutivo?

Difficile fare ipotesi in politica quando vige la legge dell’inciucio. Infatti a sentire le parole di Berlusconi si direbbe che nulla si sta per muovere se non il classico braccio di ferro tra maggioranza e opposizione.

Dice infatti il Cavaliere: “Conte rispetti la Costituzione”. Un vero e proprio altolà che vorrebbe significare che il centro destra è compatto e che nessuno tirerà per la giacchetta il leader di Forza Italia.

Ma in realtà non è così, altrimenti non si spiegherebbe il girotondo che si sta facendo intorno all’ex premier per convincerlo a più miti consigli. Cioè? Entrare in una nuova maggioranza più vicina all’Europa. E lasciare definitivamente i sovranisti come Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

Di Maio vede Draghi e poi Gianni Letta

Attenzione ad alcuni segnali. Dopo aver visto Mario Draghi alla Farnesina, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio incontra, indovinate chi, Gianni Letta. Il consigliere numero uno di Berlusconi. Come a dire: colloquiare con lo stesso Cavaliere di cui Letta è l’ufficiale portavoce.

Perché questi incontri? Se non studiare un futuro che abbia un leader diverso da Conte e una maggioranza che non sia più quella giallorossa di oggi? C’è un solo interrogativo a questa previsione. Berlusconi ha sempre detto che non appoggerebbe mai un governo in cui ci siano i Grillini.

Poi, al contrario, manda Letta a dialogare con l’ex capo politico dei 5Stelle, che ancora oggi è l’unico a dettar legge tra il Movimento caro all’ex comico. Il tutto condito con l’aiuto dei giornali vicini al centro destra.

Che parlano di una “dittatura del presente”, di “scelte solitarie”, del flop del premier nel recente viaggio in Europa, di una marcia indietro clamorosa per quanto riguarda la decisione di rinviare l’emergenza al 31 dicembre.

Vorremmo citare, ad esempio, l’articolo di fondo che Eugenio Scalfari scrive ogni domenica su Repubblica. Giornale che lui fondò e di cui fu per anni direttore indiscusso. Titolo: “Il fattore Draghi e il futuro dell’Italia”.

Insomma, si sente aria di burrasca intorno a Palazzo Chigi. Però Conte non rimane con le mani in mano. Intuisce i patti sotterranei che si stanno facendo a suo danno e si difende.

Emergenza, l’arma di Conte

Come? Ad esempio con i decreti che la Costituzione gli concede di emanare; oppure mandando avanti il “suo” ministro Francesco Boccia, il quale lancia l’allarme sul ritorno del virus a settembre. “Troppi focolai”, sostiene. “Siamo pronti a chiudere le singole aree”.

L’opposizione fiuta la manovra e va su tutte le furie. “Con la scusa del Covid19, Conte si barrica a Palazzo Chigi. E cerca in ogni modo di metter paura agli italiani i quali a tutto pensano meno che a cambiar governo”.

Non sono questi gli argomenti che appassionano i milioni di persone che hanno pagato e stanno pagando le drammatiche conseguenze del virus.

Si rinviano le elezioni di settembre? Le regionali, il referendum sulla riduzione dei parlamentari? Incognite che nemmeno nei Palazzi romani trovano una risposta.

La Capitale si interroga e guarda con i pochi turisti che si aggirano fra le rovine antiche, ma purtroppo anche quelle moderne.