Conti italiani, cresce la voglia di creare altro debito

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 12 Dicembre 2014 - 07:21 OLTRE 6 MESI FA
Conti italiani, cresce la voglia di creare altro debito

Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia

ROMA – Giuseppe Turani ha pubblicato questo articolo anche su Uomini & Business col titolo “Voglia di debiti”.

La reazione delle autorità di Bruxelles all’inadeguatezza dei conti italiani per il 2015 si fa sempre più brusca. Per la verità, si alternano periodi di bonaccia a momenti in cui si minacciano vere tempeste. Come mai questo oscillare?

La spiegazione è molti semplice. Bruxelles non è convinta dei conti italiani, pensa che l’aggiustamento (sul disavanzo) sia troppo debole. Ma si rende anche conto che l’Italia va trattata con un certo riguardo perché bene o male è la terza economia dell’euro.

La mia previsione è che il vertice dell’Unione con il passare del tempo diventerà molto più severo. E questo perché la situazione sta diventando paradossale.

L’Italia, come è noto a tutti, ha un debito accumulato colossale. Però, basta leggere i giornali per vedere che si pensa che la soluzione stia nel fare altri debiti. In base agli accordi di Maastricht il disavanzo annuale dovrebbe stare sotto il famoso limite del 3 per ceto (che nel nostro caso vogliono dire circa 50 miliardi in più di debiti). Ma gran voce un po’ da tutte le parti si chiede al governo di “sforare” questa cifra e di andare oltre, in modo da procurarsi fondi da destinare allo sviluppo (come? Non lo dice mai nessuno).

E c’è anche chi sostiene che passare dal 3 al 3,2 per cento non servirebbe a niente. Bisogna andare ben oltre. Almeno al 10-12 per cento: il che significherebbe in un solo anno fare altri 150-160 miliardi di debiti, da aggiungere ai famosi due mila miliardi e passa di debiti che abbiamo già. Naturalmente, non esiste alcun piano di investimenti di questa portata.

Ma non ci sono proteste da parte della politica. E’ una cosa abbastanza curiosa: i nostri politici, alla fine dei conti, sono molto propensi a caricare altri debiti sul paese, ma sono assai poco propensi a tagliare i costi folli di una pubblica amministrazione ormai fuori controllo, come invece dovrebbe preoccuparsi di fare ogni bravo amministratore.

Perché accade questo? Per una ragione molto semplice. Fare un po’ più di debiti richiede soltanto un certo braccio di ferro con le autorità di Bruxelles, che vigilano, e con i mercati, che devono fornire fisicamente i soldi. Sono due cose un po’ faticose, ma si possono fare. Se poi si dispone di una buona verve polemica, la faccenda non è nemmeno molto complicata.

Tagliare le spese, invece, è un lavoro che può sfiancare. Poiché in questo paese per almeno due decenni si è scambiato consenso politico con “mance” (cioè posti nella pubblica amministrazione e contributi a pioggia di ogni genere e natura) tagliare significa mettere le mani dentro una prassi consolidata e con il rischio di far saltare tante “amicizie”. Fare nuovi debiti è più facile e più indolore. D’altra parte lo si è fatto per almeno due decenni e siamo ancora qui.