Coronavirus, riflessioni sulla morte. Da Bembo a Totò, la livella: in polvere tornerai

“Qui giace Raffaello, da lui quando visse la Natura temette di essere vinta, ora che egli è morto, teme di morire” – cita l’epitaffio che il Bembo scrisse per il suo grande amico. 

Nessuno, neanche i grandi della terra resi immortali dalle loro opere e dai loro pensieri, può opporsi alla Morte che si sa, vince sul male ma anche sul bene. 

Mio padre, dopo aver ascoltato l’omelia di Papa Francesco di qualche giorno fa dalla chiesa di Santa Marta, ha sollevato una riflessione.

E mi ha fatto notare come anche di fronte a questa sciagura sanitaria del coronavirus e alla potenza con la quale la natura ha messo a nudo la nostra vulnerabilità, poche siano state le parole spese sui modelli a cui tendere per garantire un futuro alla nostra società, tutelando il bene comune della collettività ovvero dell’intera umanità.

Tutelare Il bene primario, la vita! Non si riferiva evidentemente a scelte politiche o mediche, ma a scelte etiche.

Mi ha fatto notare come solo  il Papa, e forse pochi altri, abbiano parlato dell’importanza di eliminare le diseguaglianze per ricostruire un equilibrio che ci allontani dalla necessità e quindi dal desiderio di sopraffazione.

La storia dell’umanità è stata sempre contrassegnata dal continuo tentativo da parte di alcuni di sopraffare gli altri, in un alternarsi continuo di periodi di pace e di guerre che hanno portato morte.

Eppure, anche durante questa guerra che non conosce  vincitori ma solo vinti, noi restiamo nel grigio…senza il coraggio di pensare concretamente a come riscrivere modelli di sostenibilità ambientale e sociale, basati prima di tutto sull’uguaglianza.

Eppure , come ha detto Papa Francesco, è proprio nel grigio, come metafora di indifferenza, che si realizza il male peggiore.  

I piccoli non conoscono la malizia, non conoscono il compromesso e quello che scelgono è dettato dall’impulso, scelgono il bianco o scelgono il nero, con purezza.

Bisognerebbe avere la loro concretezza, per scegliere con altrettanta purezza ma neanche in questo momento di isolamento e  di riflessione troviamo l’impulso di mettere in discussione gli standard acquisiti e dare il giusto peso alla vita. 

Già riniziamo a correre, fermi in casa, arroccati nel nostro individualismo, mirando alla salvaguardia dei nostri privilegi e ignorando chi non ne ha. 

Eppure è proprio nel grigio che abbiamo realizzato le scelte più scellerate, accettato la miseria di tanti, bistrattato le risorse del pianeta, alimentato l’opulenza di pochi. 

Mi ha provocata chiedendomi: “E se  quello che sta succedendo fosse davvero l’ultima occasione, l’ultimo avviso per cambiare e far cambiare rotta all’umanità?” 

E se così fosse … Allora è finito il tempo delle dichiarazioni di intenti. È il tempo di ascoltare il silenzio che ci avvolge e chiederci se è il nostro silenzio o quello di Dio, se è lui che non parla all’uomo o se siamo noi che non riusciamo ad udire il suo silenzio. 

E per chi non crede, per dirla alla Totó, è il tempo di ricordarci che, al dunque, “la livella” ci rende tutti uguali (Pulvis eris  et in pulverem reverteris). 

 

 

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