Il correntone. Problemi internazionali a parte, è l’unica preoccupazione che disturba al momento Elly Schlein e Giorgia Meloni. Di che cosa si tratti è noto.
Il Partito democratico è alla ricerca di un denominatore comune e vara una nuova iniziativa. Ad essa partecipano esponenti di spicco del Pd. Da Enrico Franceschini, pronto a sciogliere il suo gruppo, a Francesco Boccia, Nicola Zingaretti, i tanti lettiani delusi dalla nuova segreteria. Si vorrebbe dare un colpo mortale a tutti quei personaggi che, forse in cerca di pubblicità, creano ogni giorno una corrente tale da spaccare i dem incapaci ormai di raggiungere l’unità per sconfiggere la destra al potere.
Perché temono una simile iniziativa il presidente del consiglio e la segretaria di via del Nazareno? Pure se non lo dice apertamente, la prima ha paura che qualche transfuga, orfano di una destra più moderata, possa farsi incantare dal correntone. La seconda temporeggia e nel merito non si pronuncia perché vuole difendere a tutti i costi la sua poltrona.
Un saggio e vecchio proverbio dice: “Vivranno insieme, insieme cadranno”. Non è questo il caso, è troppo presto per avanzare una simile ipotesi. Però, non c’è dubbio che il grande amore per la Democrazia Cristiana (simbolo dell’amato centro) potrebbe fare brutti scherzi ad entrambe.
Tutto questo perchè la politica è ondivaga: non si sa oggi quel che fa domani. Tanto è vero che una manciata di ore fa Italia Viva e Azione (il superato Terzo Polo) hanno votato insieme con la destra per il ritorno della prescrizione. La confusione è grande. Se qualcuno non vuole prendere posizione bisogna comprenderlo, perché le divisioni nascono e si sfasciano nel giro di ventiquattro ore.
A destra, Giorgia Meloni deve difendersi non tanto dall’opposizione (che certo non manca di farsi sentire), ma soprattutto dal fuoco amico che Matteo Salvini interpreta in modo perfetto. Mentre a parole sostiene che non c’è nessun problema tra lui e Palazzo Chigi, in realtà le diverse prese di posizione esistono, eccome.
Non soltanto sui migranti che la Lega vorrebbe si tornasse ai tempi in cui Matteo era ministro degli Interni; ma anche su molti altri argomenti, primo fra tutti il Ponte sullo Stretto. Salvini continua imperterrito a sostenere che i lavori cominceranno il prossimo anno per terminare nel 2032; la Meloni, al contrario, ritiene che in un momento del genere la costruzione non sia la priorità per il Paese e si fa aiutare in questo braccio di ferro da Giancarlo Giorgetti, ministro dell’economia, leghista di ferro.
Pure la Schlein ha naturalmente le sue beghe da sciogliere e teme che il correntone possa farle perdere la supremazia nel partito. Primo, perché i contrari alla sua segreteria non sono pochi; secondo, perché Franceschini and company potrebbero approfittare degli scontenti e trovare una nuova soluzione per il partito.
Che la Schlein sia oltremodo prudente lo dimostrano sia l’invio delle armi all’Ucraina su cui non si è ancora definitivamente pronunciata, né sull’altro tema che ha scombussolato i Palazzi. Lo spot della Esselunga che per alcuni (vedi Giorgia Meloni) è bello e toccante, mentre per altri è antidivorzista e reazionario.
E’ in un simile contesto che si insinua la decisione di far nascere una nuova corrente nel Pd, già preoccupato dai sondaggi che danno in ascesa i grillini e in pareggio i dem. Giuseppe Conte approfitta di qualsiasi opportunità per dimostrare che è il suo Movimento ad avere il primato sulla sinistra e per questo lancia messaggi sotterranei alla Schlein. Il numero uno di via del Nazareno non si fa intimorire dal presidente dei 5Stelle e risponde a tono: “Non prendo lezioni da lui”.
Ecco, dunque, alcuni degli argomenti che hanno tolto non poca tranquillità al presidente del consiglio e alla segretaria del Pd, entrambe accomunate a difendersi dal fuoco amico e dalle nuove iniziative di alcuni papabili dei dem. A dire il vero, Giorgia lavora certa di governare per cinque anni; Elly, al contrario, non è sicura di poter sedere ancora sulla poltrona che occupa in via del Nazareno e va in cerca di consensi puntando sul territorio, e cioè sulle molte periferie che negli ultimi anni hanno voltato le spalle alla sinistra.