“Il reato di corruzione internazionale va rivisto perché le nostre aziende non possono essere azzoppate”: Pier Luigi Bersani, segretario del Partito democratico, commentando a caldo l’arresto dell’amministratore delegato di Finmeccanica, Giuseppe Orsi per le tangenti sulla vendita di elicotteri Agusta all’ India. “Il reato di corruzione internazionale va rivisto, naturalmente in sede internazionale”: Mario Monti, presidente del Consiglio e leader di Scelta civica per l’Italia.
Non hanno torto né Bersani né Monti.
Agire per via giudiziaria contro Finmeccanica è un dovere per la magistratura italiana, visto che c’è una legge che proibisce le tangenti versate all’estero, ma è pericoloso. Il rischio è che in un ambiente mondiale nel quale imprese di tutto il mondo si aggiudicano commesse all’estero anche pagando “commissioni di intermediazione”, se solo la legislazione di un paese come l’ Italia le proibisce le aziende di questo paese perderanno le commesse che andranno ai paesi concorrenti.
Non a caso, appena arrestato Orsi, il governo indiano ha comunicato che è pronto a mettere la Finmeccanica sulla “black list”, cioè a escluderla dagli affari con l’ India, “se le accuse di corruzione venissero confermate”. Così, alla fine, verranno danneggiati il nostro paese, le sue imprese, i loro lavoratori.
Diverso è il caso se parte della tangente, anziché finire interamente ai mediatori esteri per favorire le nostre esportazioni contro la concorrenza internazionale, ritorna in Italia e finisce a partiti o uomini d’affari italiani: questo è un reato gravissimo e deve rimanere tale.
Ma, per favore, non “azzoppate” più le nostre aziende. Rivedete in sede internazionale, come dice giustamente Monti, il reato di corruzione internazionale in modo che le imprese di tutto il mondo siano sottoposte a leggi eguali e non siano penalizzate quelle italiane, sia pure nel rispetto della legge.