Crisi di governo? I peones mica sono fessi, se Draghi cade è catastrofe pensioni per 446 deputati e 244 Senatori

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 21 Novembre 2021 - 07:51 OLTRE 6 MESI FA
Crisi di governo? I peones mica sono fessi, se Draghi cade è catastrofe pensioni per 446 deputati e 244 Senatori

Crisi di governo? I peones mica sono fessi, se Draghi cade è catastrofe pensioni per 446 deputati e 244 Senatori

Crisi di governo? Poche storie: se la legislatura non va avanti, per tre parlamentari su quattro
è la catastrofe previdenziale. Ballano sul Titanic qualcosa come 446 deputati e 244 senatori. Tre quarti di coloro che oggi siedono nei due Grandi Palazzi (Montecitorio e Madama) sono destinati a non tornare. Addio Roma. Ma soprattutto addio alle tante palanche. 

Ergo – a mio avviso – lorsignori tireranno dritto fino al 24 settembre 2022 , quando cioè scatterà per i neo eletti il diritto alla pensione, vita natural durante.

Basterà arrivare al traguardo dei 4 anni, 6 mesi e 1 giorno e il gruzzolo è salvo. L’incasso è garantito dopo i 65 anni di età.

C’è però un pericolo: se Draghi non va al Colle , si vota subito. Ma Draghi non si muove. Per ora. Continua a guidare bene il Paese nel momento più difficile del dopoguerra. Va riconosciuto.

Da qui alle elezioni del 2023 si profilano dunque 15 mesi al sonnifero, solo qualche strillo di facciata. Niente di più. Supermario ormai conosce bene i suoi polli. Loro abbaiano alla luna e lui decide. Fiero l’occhio e svelto il passo.

E poi il giochetto è presto smascherato: perché mai, se i partiti dovessero sfiduciarlo e aprire la crisi, gli stessi partiti   dovrebbero poi volerlo al Quirinale? D’accordo, la Politica e gli interessi di bottega hanno prodotto di tutto in questi anni. Ma a tutto c’è un limite. Allora ci sarà il mandato bis di Mattarella?

No, lo ha ripetuto quattro volte anche recentemente a Siena. I tempi supplementari non fanno per lui. Anche se oggi si trova all’apice del gradimento e dei consensi. E poi come potrebbe (eventualmente) accettare un prolungamento del settennato, se a tutt’oggi manca la piena disponibilità a votarlo?  E questa è  una pre-condizione  fondamentale.

Però, a Torino, inaugurando il palasport dei giovani missionari, sembrava avesse lasciato aperto uno spiraglio. Mistero.

Crisi, elezioni e poi?

Tra l’altro va ricordato che con le prossime elezioni molti partiti perderanno seggi. Ne perderanno una valanga. Prendiamo la Camera. I Cinque stelle passerebbero dagli attuali 159 deputati a 80/94. È un calo del 60%. Anche la Lega avrebbe un tracollo: da 133 deputati scenderebbe – sempre secondo una seria simulazione –  a quota 40, massimo 53. In grande contrazione pure Forza Italia: dagli attuali 77 deputati passerebbe a 30/38 seggi.

Si salverebbe il Pd che oggi conta 94 deputati e potrebbe rimanere stabile o addirittura incrementare di un 9%.

Fratelli d’Italia , che oggi alla Camera presenta 37 deputati , è un partito destinato a moltiplicarli. Con un tale quadro è difficile che un esercito di peones rinunci ad un anno di stipendio. Men che meno i grillini  molti dei quali – come, ad esempio, l’ex ministro Lucia Azzolina – prima di diventare onorevoli, dichiaravano da 0 a 10 mila euro all’anno. Oggi li guadagnano in poche settimane. Assurda pertanto una loro  marcia indietro. Peones, non fessi.