Da Saman al Mottarone, cronaca e oblio che plana dopo giorni di can-can mediatico: ci si chiede perché? Da Saman al Mottarone, cronaca e oblio che plana dopo giorni di can-can mediatico: ci si chiede perché?

Da Saman al Mottarone, cronaca e oblio che plana dopo giorni di can-can mediatico: ci si chiede perché?

Da Saman al Mottarone, tanto rumore per nulla ? Due casi da copertina, citati persino nel circuito mediatico internazionale, sono naufragati nel silenzio. Tutto tace. Buio pesto. Inquietante. Certo le Procure non mollano l’osso. E gli inquirenti pure. 

Ma è questo silenzio – mediatico, popolare – sui casi lontani fra loro di Saman e del Mottarone che desta più di un sospetto. I casi sono tutt’altro che chiusi. E magari anche un po’ dimenticati.

Sì, è vero, il silenzio non fa domande ma può darci una risposta a tutto.

LA PAKISTANA SCOMPARSA – Dov’è  Saman Abbas, la giovane scomparsa il 30 aprile? La Procura di Reggio Emilia è convinta che sia stata uccisa e sepolta dal clan familiare. Non accettavano il modo occidentale con cui si comportava Saman.

Dunque la ragazza disonorava la famiglia, la tradizione del suo Paese. In più si ribellava ad un matrimonio combinato. E questo per il clan è un gesto di ribellione. Un gesto da punire. Saman, rifugiatasi in una casa famiglia, sarebbe stata convinta a tornare nella cascina di Novellara ( Bassa Reggiana , quasi ai confini con la provincia di Mantova ) addirittura da una telefonata della madre.

Abbandonata dai Servizi sociali, rinnegata, offesa, a fine aprile è sparita. Morta ammazzata dallo zio ( versione del fratello di Saman ritenuta credibile ). Sono immediatamente iniziate le ricerche del corpo nelle serre di cocomeri che il padre gestiva.

Ricerche con strumenti di alta tecnologia, cani molecolari, droni,  pompieri per esplorare i pozzi usati per l’irrigazione dei campi. Niente, il corpo non si trova. Qualcuno in paese sospetta che Saman sia finita in pasto ai maiali. Orribile. Ma il silenzio è sempre più assordante.

LA CABINA CADUTA – Era il 23 maggio. Ore 12.12. La cabina 3 della Funivia  che collega Stresa, sul lago Maggiore, alla vetta del Mottarone, all’improvviso si impenna e scivola a folle velocità all’indietro per poi schiantarsi contro un pilone e precipitare tra gli alberi.

Delle 15 persone a bordo si salva solo il piccolo Eitan, 5 anni. Arrivano inviati da tutta Italia, dall’estero. È un groviglio di cavi, telecamere, macchine fotografiche. Spuntano anche i droni. Dirette a gogo.

Fiumi di parole sui “forchettoni”, installati a capocchia, ritenuti l’elemento che ha causato la tragedia. Tre gli indagati subito scarcerati: ai domiciliari il caposervizio della funivia; in libertà il gestore e il direttore di esercizio. Rumore alle stelle.

Poi il colpo di scena: esonerata la gip che aveva liberato il trio. Fascicolo assegnato ad un altro giudice. Avvocati all’attacco. L’esonero- sostengono  –
è incostituzionale.

Dura presa di posizione dell’Unione Camere penali. Il cambio in corsa del gip solleva forti polemiche all’interno della stessa magistratura. Torna alla carica l’Unione Camere penali. È furibonda. Dice che è stata “ calpestata la Costituzione “. 

E manda inviti espliciti a Governo, al ministro Marta Cartabia, ai parlamentari tutti, perché si occupino “di questa allarmante emergenza“. Altro can can. Si ipotizzano maratone televisive, talk show, rotazione di inviati, la pace di Stresa cancellata.  Niente di tutto questo. Ed invece plana il silenzio. Tutto passa e tutto se ne va.

 

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