Delitto di Grumello: ammazzarle il padre e 4 giorni dopo dormirci insieme, anche questo è l’uomo

Delitto di Grumello lo chiamano le cronache: un giovane uccide sostanzialmente per soldi uniti a rabbia o viceversa. Uccide a martellate un uomo che conosceva, era infatti stato il fidanzato della figlia dell’ucciso. Spacca la testa a martellate ad un uomo che lo aveva fatto lavorare con lui, gli aveva prestato/venduto un’auto ma poi la stessa auto si era ripreso e ballavano pare 8000 euro tra anticipi e prestiti da pareggiare. Nella sua drammaticità non una storia particolare: si uccide anche per meno di ottomila euro e non è inconsueto si uccida per rabbia e per rivalsa. Non sono omicidi per caso e per raptus, è la violenza che prende la sua forma e la violenza ha sempre una componente di volontarietà, a suo modo non è mai irrazionale come poi amiamo raccontarci.

Ma poi, l’omicida che consola i parenti…

Delitto di Grumello che poi però diventa una storia del tutto fuori standard, anche standard criminale, perché si apprende che l’assassino, dopo averle ammazzato il padre, è andato ad accogliere e consolare la figlia della vittima sua ex fidanzata. E che le è stato vicino e che ha avuto lo “stomaco” (?) di dormire insieme a lei quattro giorni dopo il delitto. Quindi totalmente a freddo e si deve supporre con ineffabile naturalezza. E quindi ci si chiede con qualche sgomento: ma come ha fatto, come ha potuto?

I cultori di discipline a volte troppo consolatorie e indulgenti verso l’agire umano useranno la categoria della “anaffettività” tanta da risultare patologia. Altri si spingeranno/consoleranno valutando e supponendo questo e solo questo omicida possa e debba avere caratteristiche uniche o quasi di crudeltà. Purtroppo per tutti le cose non stanno così: lo scempio della vittima, lo sfregio ad ogni altra cosa e altro umano che non sia se stesso, il costruire un teatro dove rendere omaggio al proprio Io sono tentazioni e non di rado pratiche dell’umano. Anche quando uccide. 

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