Derivati. Il ministro Saccomanni abbatta il muro di gomma

Derivati. Il ministro Saccomanni abbatta il muro di gomma
Fabrizio Saccomanni nel muro di gomma dei derivati

Sulla spinosa questione dei derivati sottoscritti dallo Stato Italiano, il ministro dell’ Economia Fabrizio Saccomanni ha fatto esattamente l’opposto delle sue espresse intenzioni. Ha detto:

“Non vorrei apparire elusivo sul tema dei derivati

e invece lo è stato e come e nel farlo ha perso una grande occasione per mettere al riparo l’Italia da ulteriori crisi di fiducia.

L’occasione è stata la Audizione alle Camere del 3 luglio 2013. Fabrizio Saccomanni dei derivati ha scelto di non parlarne: lo ha fatto solo alla fine del question time, solo perché sollecitato dai parlamentari, e rispondendo alle domande, ha tenuto la risposta ai derivati come ultima: mi ha ricordato un pugile all’angolo, sotto pressione, in attesa di essere salvato dalla campanella della fine dell’incontro. Ma non ha salvato certo il principio della trasparenza dei conti pubblici.

Ha detto che le clausole di “risoluzione anticipata”, quelle condizioni particolari che hanno riguardato costose ristrutturazioni del portafoglio derivati, non sono “più presenti se non in misura minima”.

Peccato che solo pochi mesi or sono il sottosegretario Rossi Doria aveva detto che

“per quanto riguarda, in particolare, la vicenda relativa alla Morgan Stanley, … si fa presente che alla fine del 2011 e con regolamento il Ministero dell’Economia e delle finanze, in data 3 gennaio 2012, ha proceduto alla chiusura di alcuni derivati in essere con Morgan Stanley (due interest rate swap e due swaption) in conseguenza di una clausola di «Additional Termination Event» presente nel contratto quadro (ISDA Master Agreement) che regolava i rapporti tra la Repubblica Italiana e la banca in questione.

Tale clausola, risalente alla data di stipula del contratto, nel 1994, era unica e non presente in nessun altro contratto quadro vigente tra il Ministero e le sue controparti, e non è stato possibile, nel corso degli ultimi anni, rinegoziare la stessa. In virtù di tale clausola, si è proceduto alla chiusura anticipata di alcuni derivati con Morgan Stanley, regolandone il controvalore in 2,567 miliardi senza il coinvolgimento di terze parti.”

Unica e non presente? E come mai ora Saccomanni parla invece di “misura minima”? Quanto minima?

Febrizio Saccomanni dice: la trasparenza non è cosa per i derivati; nessun Paese è trasparente al fine di evitare comportamenti speculativi che potrebbero insorgere con troppa informazione.

Non è vero. Paesi scandinavi pubblicano queste transazioni, con un ritardo (a fine anno i danesi) che permette di rendere irrilevante il fenomeno del “front-running” che pare preoccupare il ministro. Se mi è permesso citarmi, già nel mio libro del 2001, sul tema, demolivo quella preoccupazione come una scusa che da sempre si oppone in maniera strumentale per non dare trasparenza”.

Il ministro, in chiusura al suo intervento, ha promesso una maggiore trasparenza (ed una poco comprensibile “revisione della normativa”). C’è da augurarsi che lo faccia subito, senza farsi turbare da chi gli dice che troppa trasparenza rivelerà transazioni passate che metteranno in difficoltà la reputazione del Governo italiano. Non è vero. Se mai transazioni “anomale” furono fatte, lo furono quando erano compatibili con (non vietate da) la normativa europea. Da quando furono vietate siamo certi che il Tesoro si è adeguato alle nuove regole.

Credo al contrario e fermamente che quello che deve turbare il ministro Fabrizio Saccomanni sia di mantenere questo assurdo muro di gomma che fa male all’Italia, che fa presagire chissà quale segreto che non esiste, ma che anche i suoi silenzi ingigantiscono come un’ombra su quei muri di gomma, ombra gigantesca di figura in realtà ben più piccola.

 

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