Di Maio, Salvini: quattro amici al bar di Montecitorio, altro che Palazzo Chigi

Di Maio, Salvini: quattro amici al bar di Montecitorio, altro che Palazzo Chigi
Di Maio e salvini (foto Ansa)

ROMA – Niente palazzo Chigi per Matteo Salvini e Luigi Di Maio, sentenzia Giuseppe Turani in questo articolo intitolato “Quattro amici al bar”, parafrasando la definizione data alla loro chat da Virginia Raggi e i suoi amici.

Perché quel titolo? Perché probabilmente già a Natale li ritroveremo al bar di Montecitorio, a bere un Campari dopo l’altro, a prezzi scontati.

Mi rendo conto che è persino un po’ inutile perdere tempo con i 5 stelle, la Lega e cose di questo genere. Però bisogna sottolineare qualche particolare. Quanto può durare questa gente?

1- Nei 5 stelle è ormai evidente che siamo alla vigilia di una scissione, subito dopo le elezioni. Sarà Grillo a liquidare la sua creatura e per motivi che a noi possono sembrare ridicoli, ma che lui trova molto importanti. In sostanza, il comico genovese trova che la svolta “governativa” di Di Maio e Casaleggio sia una sorta di bestemmia. Il Movimento era sorto per fare la rivoluzione sociale e dei costumi (tutti vegani, tutti in bicicletta) e l’idea che invece adesso i suoi meravigliosi ragazzi puntino a buoni stipendi, auto blu e comode poltrone, lo manda  letteralmente fuori di testa. Al punto che nei ritagli di tempo si è messo a leggere e a commentare Kant.

2- D’altra parte le liste del Movimento sono una specie di macedonia, ripiene di gente improbabile, ma che comunque sarà eletta. Già sono una ventina quelli che sono stati espulsi ancora prima di essere eletti: è lo stesso Di Maio, cioè, che trova indecenti parte di quelli che lui stesso ha messo in lista. Una cosa del genere non si era mai vista in nessuna competizione elettorale. E’ impensabile che l’ex steward del San Paolo di Napoli riesca a tenere insieme la sua ciurma improvvisata. Grillo, quindi, avrà gioco facile nello sfasciare tutto e ripartire da zero. Di Maio finirà a fare il peone del Parlamento.

3- La stessa cosa si può dire per Matteo Salvini. Ormai si è spostato talmente a destra che persino la sua socia Giorgia Meloni comincia a guardarlo con un certo sospetto. In più, anche lui, sente odor di poltrone. Di colpo, avendo come consulenti degli anti-euro da film comico, dice che gli andrebbe bene Draghi a palazzo Chigi. Già mi vedo la prima riunione del governo con Draghi che ascolta Salvini: un cenno impercettibile ai commessi e lo buttano in strada. Ma anche Salvini non sta tanto tranquillo a casa sua. Maroni e Zaia lo guardano come si guarda un matto. Il vecchio Bossi, per non fare una scissione, ha dovuto essere messo in lista e sarà di nuovo senatore. Ma la vendetta ci sarà comunque. La Lega l’hanno fatta, girando notte e giorno con una vecchia Mercedes, lui e Maroni. Salvini chi è?

In conclusione, tutti questi “premier” probabilmente già a Natale li ritroveremo al bar di Montecitorio, a bere un Campari dopo l’altro, a prezzi scontati.

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