Ecco, le grandi manovre per le elezioni europee hanno avuo inizio.!Si pensava che tutto sarebbe successo dopo Pasqua. Invece, ancora una volta la politica ha messo all’angolo i pronostici. Con un paio di “botti” di non poco conto.
A rompere gli indugi è stata niente po’ po’ di meno che Elly Schlein, la quale si presenterà a Bruxelles per rendere più forte il Pd e la sinistra. Non è stata una scelta semplice, perché ora la segretaria dovrà combattere un’altra battaglia interna.
Sono le donne del suo stesso partito che da tempo si dicevano contrarie alla scesa in campo di Elly. Per quale ragione? Perchè, con lei capolista, le altre rappresentanti dei dem avrebbero sofferto.
I posti rimasti vacanti saranno pochi e le chances delle “democratiche” si ridurranno al lumicino. Ottimo comportamento si potrebbe dire: al proprio orticello non si rinuncia mai anche se il partito si gioverà senz’altro della decisione di Elly.
Vale più il Pd o una poltrona al Parlamento europeo? Per le contestatrici, la risposta è netta: “La Schlein non lo doveva fare. In questo modo le forze giovani delle dem rimarranno ancora una volta al palo”.
Povera Elly: i problemi aumentano invece di diminuire, il fuoco amico non fa marcia indietro. Così, oltre ai moderati del Pd che le fanno da tempo la guerra, ora la segreteria se la dovrà vedere con un’altra corrente del Pd.
Corrente? Proprio così: perchè quando si deve combattere una battaglia è di moda la trasversalità. Non conta più essere riformisti ad oltranza o più pacati centristi. L’obiettivo è uno solo e di certo le donne del partito non si tireranno indietro e fino ai primi di giugno cercheranno in tutti i modi di vincere questo antipatico braccio di ferro.
Le “sorprese” europee non si fermano qui. C’è un’altra decisione che nessuno si aspettava e il protagonista di questa unione non poteva essere che lui, il Matteo Renzi che, con l’acqua alla gola, le tenta tutte pur di superare lo sbarramento del quattro per cento e rimanere nel giro.
In questo modo potrà far sentire ancora la sua voce. Altrimenti, rimarrà fuori della porta e conterà quanto il due di coppe quando regna danari.
Con chi si allea l’imprevedibile Matteo? Con + Europa, nientemeno che con Emma Bonino, una anziana radicale che ai tempi di Renzi presidente del consiglio non era mai stata tenera con lui. Ma si sa: la politica è l’arte del compromesso e quindi tutto è permesso e tutto non è prevedibile.
Tanto è vero che nell’ammucchiata ( un altro campo largo?) entra di prepotenza pure il pacifista Michele Santoro che ha fatto nascere un nuovo cespuglio che non va al di là dell’1,6 per cento.
Forse non diremmo una falsità se scrivessimo che per i “neo renzisti” si tratta dell’ultima spiaggia: o vincere o morire (in senso politico, si intende).
Matteo è ottimista: “Vogliamo portare a Bruxelles persone che credono negli stati uniti d’Europa e non siano sovranisti o populisti”. Gli fa eco Emma Bonino: “l’Europa ci servirà solo se la miglioriamo”.
Domanda di rito: a destra che cosa succede? Si attende, naturalmente, il “si” di Giorgia Meloni. Andrà a Bruxelles o lascerà la strada aperta alle nuove generazioni? Le previsioni non hanno dubbi, non si può rischiare un flop anche se poi in Europa la premier non ci andrà che a Natale e a Ferragosto (iperbole ironica).
Comunque in questi due mesi e più che ci separano dall’Europa, Palazzo Chigi avrà non poche gatte da pelare: in primo luogo, la speranza è che Matteo Salvini la pianti di essere nel contempo maggioranza e opposizione. Secondariamente, il problema Daniela Santanchè: si dimetterà o dovrà essere proprio la Meloni a dirle che deve abbandonare il campo? Insomma, ce n’è per tutti gusti.
Non ci rimane che attendere e sperare nella buona stella chiamata Italia.