Elezioni regionali in Sardegna, the day after. Di chi è la colpa se il centrodestra ha perso inaspettatamente? Se dovessimo stilare una classifica, Giorgia Meloni sarebbe di certo la prima. La presidente del consiglio ha sbagliato quasi tutto. Per prima cosa, la scelta del candidato, quel Paolo Truzzu che come sindaco di Cagliari non aveva incantato i sardi. La prova provata è che i numeri non sono una opinione: alla fine dello spoglio, Alessandra Todde, proprio nella città in cui lo sconfitto ha governato per cinque anni, la gente lo ha clamorosamente respinto dando quasi il doppio dei voti alla candidata grillina.
Dopo la Meloni, al secondo posto, ecco la figura di Matteo Salvini, l’alleato scomodo, il fuoco amico a tutti i costi.
Ogni giorno una palla avvelenata contro Palazzo Chigi. Poi ufficialmente rose e fiori: abbracci, baci, unità a tutti i costi. Parole, soltanto parole e le consultazioni ne sono una chiara dimostrazione. La gente si chiede: che cosa vuole il leader del Carroccio? Prendersi Palazzo Chigi, un suo vecchio sogno, ormai svanito per sempre. Anzi, oggi il numero uno della Lega rischia. Questo flop di preferenze potrebbe costargli caro e molti in realtà vorrebbero al suo posto quel Luca Zaia che non potrà più sedere sulla poltrona di presidente della Regione.
In questa classifica a perdere, quale è stato il ruolo di Antonio Tajani, eletto di recente all’unanimità alla guida di Forza Italia? Il più coerente, il più credibile della triade perché non ha mai negato l’orientamento del suo partito: una destra moderata ed europeista. Se diamo uno sguardo al passato dovremo ricordare che Giorgia non è nuova agli sbagli riguardanti la scelta di un candidato. Come dimenticare le ultime elezioni per il sindaco di Roma? La sinistra portò avanti Roberto Gualtieri (che poi vinse facilmente), la Meloni si prodigò per una brava persona sconosciuta alla grande maggioranza dei romani: quel Enrico Michetti noto agli ascoltatori delle radio private Un errore? Di più: ed in Sardegna si è ripetuto con Truzzu difeso dalla premier fino ad un palese scontro con Salvini che propendeva per un altro candidato.
Ora che cosa succederà a livello nazionale? “Assolutamente nulla”, giurano da destra. “Chiacchiere e illusioni”, rispondono a sinistra. “Adesso Giorgia è più popolare a Kiev piuttosto che a Roma”, sostengono con una punta di ironia. “La rammentate quando disse prima delle elezioni politiche: è finita la pacchia! Bene, è proprio vero: per lei la pacchia è finita un anno e qualche mese più tardi. Luna di miele interrotta”. Adesso, insomma, si guarda al futuro. La triade dovrebbe piantare di litigare un giorno si e l’altro pure. Gli italiani non ne vogliono sapere più nulla di queste baruffe chiozzotte.
Il Paese è assillato da mille problemi ed in alto ci si azzuffa per una poltrona in più. Basta rancore, ripicche, paure: sono le parole del capo dello stato a ribadire una situazione ormai superata dalle tante beghe che premono sul nostro Paese. A sinistra, il coro ha tutto un altro ritornello. “E’ la rivincita del campo largo” che Stefano Patuanelli, un grillino doc, definisce “campo giusto”. Ma tra Eddy Schlein e Antonio Conte chi ha vinto? I 5Stelle rivendicano la presidenza della Todde, prima grillina a raggiungere questo traguardo. Giuseppe Conte gongola, vola a Cagliari a prendere gli applausi; però sa perfettamente che ora la segretaria del Pd è più forte e con tutta probabilità, da oggi in poi, sarà lui la riserva dell’opposizione, la ruota di scorta. Un boccone molto amaro per l’avvocato del popolo.